11 Novembre
imprese & mercati

Consumi: più alcolici e ittici nel carrello degli italiani

Gli acquisti alimentari restano sopra i livelli pre-pandemia nel primo semestre 2021. Lo dicono le elaborazioni Ismea su dati Nielsen che attestano un valore della spesa superiore di quasi il 10% rispetto al periodo antecedente all’emergenza sanitaria da Covid (primo semestre 2019) e invariato su base annua.


Una performance non affatto scontata, dopo il boom della fase pandemica, anche se adesso si temono gli effetti dei rincari, innescati dal balzo dei prezzi delle commodity, con l’inflazione che si è estesa anche ai generi di prima necessità.


I dati, almeno quelli sul caro-vita, confermano che la temperatura dei prezzi anche nel reparto alimentare è salita oltre il livello di guardia. Gli indicatori non segnano ancora febbre alta, ma nel food lavorato si è già arrivati a ottobre all’1,4%, in base ai dati preliminari comunicati dall’Istat, con tensioni soprattutto su pasta, pane e prodotti da forno.
Quanti agli stili di consumo, quello che emerso in questi mesi è un radicale cambiamento di preferenze, dopo una fase convulsa coincisa con il primo lockdown in pieno panico, con gli acquisti indirizzati a senso unico verso i prodotti da dispensa.


Tra gennaio a giugno di quest’anno – osserva l’Ismea – sono schizzati in alto le vendite di prodotti ittici e alcolici (aperitivi, vini e birra), mentre hanno perso terreno surgelati, scatolame e ingredienti di base utilizzati per le preparazioni domestiche (latte, uova e farine in primis), tra i più gettonati nella fase dell’emergenza sanitaria.


Le vendite per canali d’acquisto confermano il primato dei supermercati che hanno veicolato nel primo semestre il 40% del totale. Da evidenziare che a fronte di una stabilità degli incassi rispetto allo stesso periodo del 2020, i fatturati sono lievitati del 12% se rapportati al gennaio-giugno di due anni fa, quando in Italia non si era ancora a conoscenza del Covid.


Su base annua, solo i discount, tra i canali fisici, hanno aumentato le vendite con un più 3%, un dato che segnala l’esigenza di risparmio sempre più diffusa tra gli italiani.


Per i negozi tradizionali la dinamica è negativa, al pari del libero servizio. Non corrono, ma crescono le vendite “on line”, con un più 2% rispetto al primo semestre 2020. Ma il fatturato dell’e-commerce è più che raddoppiato dall’inizio della pandemia, con il canale virtuale che ha ormai raggiunto una quota del 4% delle vendite alimentari totali.

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