16 Dicembre
imprese & mercati

Conigli, la produzione conferma il trend negativo in Italia

Le dinamiche pluriennali e i più recenti sviluppi della produzione in Italia certificano la situazione di difficoltà in cui versa il comparto cunicolo nazionale, penalizzato da una prolungata fase di stagnazione dei consumi.


Lo rileva l’Ismea in un’analisi dedicata al settore, che in Italia è costituito da circa 8.000 allevamenti, di cui 1.500 professionali, concentrati per lo più in Veneto, Piemonte e Lombardia.


Negli ultimi dieci anni la produzione di carni di coniglio ha registrato, in ambito nazionale, una contrazione di oltre il 30%. Un andamento confermato anche dagli sviluppi più recenti, considerando che alla flessione della produzione del 4,4% sperimentata nel 2020 si è affiancata quest’anno, nel bilancio ancora parziale dei primi sette mesi, un’ulteriore contrazione dell’offerta, che i dati Istat sull’attività di macellazione attestano al meno 4,6%.


I consumi, penalizzati dagli «stop and go» della ristorazione nel contesto dell’emergenza sanitaria da Covid-19, hanno perso ancora terreno. Gli acquisti domestici, che hanno registrato invece un aumento, hanno compensato almeno in parte la caduta nel canale fuori casa, ma a pesare sulle sorti economiche del settore è stato anche il crollo dei flussi turistici, con la domanda straniera che costituisce un importante elemento di stimolo proprio nel circuito della ristorazione.


Le difficoltà del settore sono riscontrabili anche nei dati delle importazioni – spiega l’Ismea – dimezzate in due lustri e scese di un altro 25% nei primi otto mesi del 2021 (il confronto è con lo stesso periodo dell’anno scorso).


In Europa, oltre all’Italia, assumono un peso di rilievo per capacità produttiva sia la Spagna che la Francia, ma un contributo, seppure più modesto, viene anche dagli allevamenti tedeschi e da alcuni paesi dell’Est.


Il consumo, legato alle preparazioni tradizionali, coincide con le aree di produzione (Europa meridionale) e si caratterizza ancora per una prevalente attenzione al prezzo, rileva l’analisi.


Nel contesto mondiale l’Europa è seconda per volumi di produzione, staccata di netto dalla Cina. Nel Dragone la produzione di carni di coniglio si aggira annualmente attorno alle 480.000 tonnellate, un quantitativo pari ad oltre il 50% dell’offerta globale.

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