10 Settembre
Coronavirus imprese & mercati

Carne bovina, la crisi colpisce i produttori italiani

Gli allevatori di bovini da carne vivono un momento critico per gli effetti della pandemia da Covid-19, con i capi pagati a prezzi troppo bassi e spesso nemmeno ritirati dai consueti acquirenti. L’impatto economico del lockdown della scorsa primavera è stato infatti devastante per i produttori di vitelli a carne bianca, a causa la chiusura della ristorazione fuori casa, principale sbocco di questa produzione, con gli animali invendibili rimasti a lungo nelle stalle e perdite di valore fino a 150 euro per capo.

Per il vitellone, la crisi si è invece sentita solo dopo Pasqua, quando i prezzi sono calati e il mercato è andato progressivamente in stallo, assorbendo più lentamente la produzione nazionale senza più riprendersi, rallentando così anche il rimpiazzo degli animali nelle stalle.

Le mancate presenze dei turisti stranieri in estate non hanno aiutato i consumi di carne e ciò si è riflesso negativamente sul mercato alla produzione. Da fine giugno a oggi per i bovini tipo Charolaise, la categoria più presente nelle stalle da ingrasso italiane e destinata alla Gdo, in sostanza si è registrata una perdita di ricavo di oltre 200 euro per capo allevato.

Anche peggiore il mercato dei vitelloni di Piemontese, razza ben nota ai consumatori e distribuita non solo dal dettaglio tradizionale regionale ma sempre più presente nella Gdo, che ha registrato perdite di valore fino a 400 euro a capo, con danni assai pesanti in particolare per gli allevamenti di medio e piccole dimensioni, caratterizzati da una struttura produttiva più fragile.

Cresce il sospetto che la crisi attuale della produzione italiana sia anche legata alle scelte di alcuni dei principali gruppi distributivi, che avrebbero dato una preferenza nei loro acquisti alle carni estere meno costose e più profittevoli per loro, a scapito di quelle nazionali più care. L’entrata massiccia di carni a basso costo avrebbe così amplificato il crollo dei prezzi del prodotto nazionale oltretutto senza trasferirlo ai consumatori.

Da più parti ora sale la richiesta di un intervento strategico di ampio respiro a sostegno di una filiera fondamentale per il Paese, ormai dipendente dalle importazioni per oltre il 45% dei consumi di carne bovina. E’ necessario creare condizioni favorevoli all’attività degli allevatori a partire da un programma di promozione del prodotto 100% italiano, per arrivare a una politica sugli aiuti accoppiati attenta a tutti i produttori e capace di ristorare le perdite registrate fino ad ora.

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