17 Maggio
imprese & mercati

Bovini, migliorano le prospettive sui mercati europei

L’estate 2018, torrida e siccitosa nel Nord Europa, ha drasticamente ridotto le disponibilità di foraggi, determinando nelle aziende che allevano bovini la dismissione anticipata degli animali e un conseguente incremento degli afflussi dei capi nei centri di macellazione.

 

In linea con un trend in atto dal 2015, l’anno scorso si è perciò assistito a un ulteriore deconsolidamento delle mandrie europee, con la perdita dell’1,3% delle consistenze bovine rispetto al 2017, relativamente alle vacche.

 

Per le razze da carne i dati della Commissione europea rivelano un calo di 100.000 capi, riscontrato prevalentemente in Francia, Regno Unito e Irlanda, mentre gli allevamenti da latte hanno registrato la fuoriuscita di 375.000 animali, un fenomeno che ha coinvolto quattro Paesi in particolare: Olanda, Italia, Francia e Germania.

 

Quest’anno, secondo gli esperti comunitari, la produzione di carni bovine dovrebbe ripiegare dell’1,3%. Una dinamica associata a una diminuzione delle consistenze, più accentuata in Francia, ma altrettanto significativa nei centri di ristallo italiani che, per problemi di redditività, stanno riducendo gli ordinativi dall’estero di capi vivi.

 

In controtendenza, invece, gli allevatori irlandesi, spagnoli e polacchi, che dovrebbero destinare ai centri di macellazione un maggior numero di capi, compensando, seppure solo parzialmente, il calo produttivo atteso a livello continentale.

 

Il forte aumento della produzione europea di carni bovine registrato nella seconda metà del 2018 aveva impresso una spinta al ribasso alle quotazioni, che a fine anno perdevano il 5% rispetto a dicembre 2017. Il mercato si è ora tendenzialmente stabilizzato – spiega la Commissione europea – ma è prevedibile che già partire da quest’estate la minore pressione dell’offerta di carni comunitarie restituisca un po’ di vigore ai listini, fornendo una boccata d’ossigeno ai conti delle aziende zootecniche, appesantiti anche dall’inatteso aumento dei costi di foraggi e mangimi.

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