Banche e agricoltura: un rapporto difficile
Fi-compass, la piattaforma per i servizi di consulenza sugli strumenti finanziari nell’ambito dei fondi strutturali e di investimento europei, che fa capo alla Bei (Banca europea degli investimenti) e alla Commissione europea, ha elaborato recentemente un rapporto sui bisogni finanziari in agricoltura e agroalimentare.
Le considerazioni conclusive sono abbastanza chiare: la scarsa conoscenza dell’agricoltura da parte delle banche italiane e il basso livello di «alfabetizzazione» contabile e finanziaria degli agricoltori si sommano portando a un deficit di finanziamenti per le aziende agricole italiane fino a 1,3 miliardi l’anno. Per le imprese agroalimentari si sale fino a 1,5 miliardi di euro, grandi assenti i prestiti a lungo termine per le Pmi.
Anche se la maggior parte, se non tutti, i principali gruppi bancari in Italia offrono prodotti e servizi finanziari agli agricoltori e alle aziende agricole – continua il rapporto – solo alcune banche hanno dipartimenti e personale dedicati con competenze agricole che sanno valutare davvero i rischi associati ai finanziamenti in agricoltura.
L’insufficiente specializzazione delle banche in agricoltura fa il paio con le debolezze strutturali del settore. Se a questo si aggiunge la poca dimestichezza con la finanza e il livello inadeguato dei sistemi contabili a livello di azienda, gli agricoltori finiscono automaticamente nella categoria di rischio più elevato quando presentano domanda di finanziamento.
Tra le raccomandazioni del rapporto per le aziende agricole, c’è l’opportunità di combinare un accesso facilitato agli strumenti finanziari, soprattutto quelli realizzati grazie al fondo per lo sviluppo rurale, con assistenza tecnica agli agricoltori. «Se abbiamo imparato qualcosa in questi anni è che dobbiamo assolutamente semplificare le procedure» ha dichiarato durante un seminario sul tema il vicedirettore del Fondo europeo per gli investimenti Roger Havenith.