Vino, prossime sfide ambiente e contrasto ai cambiamenti climatici
Necessari investimenti in tecnologia e innovazione. Se n’è discusso a Bruxelles a un seminario promosso da Cevi e Copa-Cogeca sul futuro della vitivinicoltura europea. Necessaria la transizione verso una produzione più sostenibile, ma il costo non potrà essere scaricato interamente sulle aziende.
Quella del vino è una storia di conclamato successo. Merito anche dell’integrazione europea, che ha sostenuto il settore dotandolo di un quadro normativo comune e di una strategia che in questi anni ha saputo intercettare le esigenze dei viticoltori e dei vinificatori dell’Ue.
L’argomento è stato oggetto di un seminario, organizzato a Bruxelles dal Cevi, la Confederazione europea dei viticoltori indipendenti, e dal Copa-Cogeca, dal titolo «Il futuro della viticoltura dell’Ue: come far durare una storia di successo europea». L’incontro, oltre a fare il punto sulla situazione attuale e sui possibili sviluppi del mercato, ha affrontato il tema della sostenibilità, anche nell’ottica del contrasto al fenomeno, sempre più preoccupante, dei cambiamenti climatici.
Negli ultimi vent’anni – hanno spiegato i rappresentanti dei produttori e delle cooperative europee – l’interscambio con l’estero nel comparto vinicolo è aumentato di quasi quattro volte, generando un saldo positivo per le cantine europee di oltre 8 miliardi di euro nel 2018. Anche la qualità ha fatto passi da gigante, considerando che il 64% del vino prodotto attualmente in Europa gode di una tutela comunitaria, con il 44% della produzione costituta da denominazioni di origine protette (Dop) e un altro 20% da indicazioni geografiche (Igp).
Ciò non toglie che il settore stia vivendo una fase di ripensamento che potrebbe, anche nel breve, determinare cambiamenti sostanziali negli attuali assetti produttivi e gestionali. Sono due essenzialmente le preoccupazioni dei viticoltori europei, osserva il Copa-Cogeca: il deterioramento dei profili reddituali delle aziende riconducibile alla stagnazione economica e al rischio di recessione globale e le ricadute associate al fenomeno dei cambiamenti climatici, che ha già dimostrato il suo potenziale distruttivo.
È innegabile che grazie anche al sostegno comunitario siano stati compiuti, in questi ultimi anni, grossi passi in avanti sul fronte della produzione per migliorare gli standard di sostenibilità. Rispondere alle sfide significa acquisire nuove competenze e investire in tecnologia e innovazione, in un contesto tuttavia di forte instabilità dei mercati e dei prezzi che non agevola i processi di rinnovamento aziendali.
Va anche evidenziato che nelle ultime tre campagne di commercializzazione le condizioni economiche dei produttori sono peggiorate, specialmente in alcune zone di produzione, un fenomeno solo in parte attenuato dall’andamento positivo delle esportazioni vinicole, che hanno avuto un ruolo determinante nel migliorare i conti con l’estero del settore agroalimentare europeo.
È evidente, alla luce di queste considerazioni, che la transizione verso una produzione più sostenibile, che ha un costo che non può essere interamente scaricato sulle aziende, richiederà un impegno costante e condiviso. Consumatori e distributori dovranno fare la loro parte, ma a imprimere una svolta decisiva dovranno essere soprattutto le politiche pubbliche, dotandosi di strumenti per sostenere gli investimenti e contrastare le crisi di mercato.
Secondo il presidente del gruppo di lavoro «Vino» del Copa-Cogeca, Thierry Coste, «è fondamentale che l’Ue continui a sostenere il settore con un bilancio forte della Pac e che contribuisca a migliorarne ulteriormente la sostenibilità».
Il sentiment, tra gli operatori vitivinicoli, resta positivo, nonostante le difficoltà dell’attuale fase congiunturale. Prioritari, a giudizio dei produttori, sono la conquista di nuovi mercati e lo sviluppo di prodotti innovativi in grado di intercettare le nuove tendenze dei consumi, che in questi ultimi anni stanno dando un forte impulso alla produzione di vini ecocompatibili e alle etichette a basso tenore alcolico.
Il presidente della Cevi, Thomas Montagne, ha sottolineato l’importanza della diversità, a garanzia dell’innovazione e della resilienza. È fondamentale – ha spiegato – mantenere e migliorare il modello europeo di viticoltura, costituito da un ampio ventaglio di entità, con piccoli, medi e grandi viticoltori, al fianco delle cooperative, che garantiscono occupazione e crescita nelle zone rurali, contrastando fenomeni di abbandono e preservando la qualità delle produzioni.