8 Gennaio

Soia superstar al Chicago Board of Trade

Prezzi ai massimi da oltre sei anni. A spingere in alto le quotazioni la forte richiesta cinese e lo sciopero di 30 giorni in Argentina. Preoccupa anche lo stato delle colture in Sud America per la mancanza di piogge.

 

Balzo record al Chicago Board of Trade per i prezzi dei semi di soia, scambiati stabilmente sulla prima posizione future ben oltre la soglia dei 12 dollari/bushel, massimo da sei anni e mezzo.

 

Le preoccupazioni per le condizioni di siccità nelle principali aree di coltivazione del Sud America, che potrebbero seriamente pregiudicare i potenziali di resa, hanno sostenuto il mercato, che ha beneficiato peraltro, per lo più a vantaggio degli esportatori statunitensi, di una forte pressione della domanda cinese.

 

L’attività di triturazione in USA, stimolata dalla crescente richiesta mondiale anche di oli e farine, ha riguardato, nel solo mese di novembre, un quantitativo di oltre 181 milioni di bushel (quasi 5 milioni di tonnellate) il terzo massimo mensile mai registrato nella storia, ha reso noto il National oilseed processors association.

 

Ma ci sono anche componenti di chiara marca speculativa dietro al rally dei semi di soia, commentano gli analisti intervistati dall’agenzia britannica Reuters. A dare fiducia agli operatori finanziari sono stati fattori sia di natura monetaria sia fiscale. Innanzitutto, il posizionamento del dollaro USA, ai minimi di due anni e mezzo nel rapporto di cambio con le principali valute, complice la politica ultra espansiva della Federal Reserve, la Banca centrale americana. Ma il clima di ottimismo, che tra i diversi asset ha alzato il livello di attenzione sulle commodity agricole, è stato anche alimentato in questi giorni dal varo di un pacchetto di stimoli da 900 miliardi da parte di Washington e dal contestuale accordo tra Londra e Bruxelles sulla Brexit, fattori, entrambi, che hanno alimentato la fiducia e aumentato la propensione al rischio sui mercati finanziari.

 

A dare sostegno ai listini dell’oleaginosa è stato anche lo sciopero degli addetti ai lavori in Argentina, che per 20 giorni ha paralizzato l’attività di lavorazione negli stabilimenti di grandi player industriali del calibro di Cargill, Bunge e Louis Dreyfus, impedendo le esportazioni di farine destinate all’alimentazione animale.

 

L’elemento di maggiore stimolo restano, tuttavia, gli eccezionali appetiti cinesi, con il gigante asiatico che sia nell’immediato sia nella prospettiva a 6-12 mesi avrà un ruolo di primissimo piano sul mercato delle commodity agricole in generale.

 

Le previsioni considerano nell’ex Celeste Impero il ritorno a una semi normalità, dopo l’emergenza legata all’epidemia di peste suina africana. Il progressivo ripopolamento degli allevamenti – osservano gli analisti – sta dando un forte impulso alle importazioni, soprattutto di soia, con Pechino che, in questa fase, concentra le attenzioni principalmente sul prodotto a stelle e strisce, in attesa dei prossimi raccolti sudamericani disponibili non prima di febbraio.

 

La Cina, stimano gli analisti del Cofco, il principale player cinese, a controllo statale, attivo nel trade di cereali e oleaginose, avrebbe importato più di 100 milioni di tonnellate di soia nel 2020, un livello record motivato dai maggiori fabbisogni di prodotti proteici.

Stando ai dati diffusi dal Ministero dell’agricoltura cinese, le consistenze suine, decimate dall’emergenza sanitaria, sono tornate al 90% dei livelli considerati normali, anche se diversi analisti restano scettici su questi numeri, ritenendo le stime troppo ottimistiche.

 

In prospettiva, la domanda di farina di soia da parte del Dragone resterà comunque sostenuta almeno fino a tutto il mese di marzo. Anche per gli oli le richieste dovrebbero mantenersi su livelli elevati, dopo l’aumento di oltre il 6% sperimentato nel 2020, in previsione di maggiori impieghi sia per la produzione di biodiesel sia per la preparazione di mangimi.

 

A consuntivo, basandosi sui dati ancora provvisori dell’Usda, il Dipartimento USA dell’agricoltura, la Cina ha acquistato 31,8 milioni di tonnellate di soia statunitense tra il 1° gennaio e il 17 dicembre 2020, un volume triplicato rispetto ai 10,5 milioni registrati nello stesso periodo de 2019.

 

Pechino ha anche aumentato il ricorso alla soia brasiliana. Dal paese Carioca la Cina ha importato più di 60 milioni di tonnellate fino a novembre 2020, un quantitativo in aumento dell’8% su base annua.

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