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Senza latte: la crescita del mercato delle bevande vegetali
di Felice Adinolfi
Tra le molteplici tendenze che stanno animando i mercati alimentari al consumo, in questi ultimi anni, un posto particolare è occupato dalle bevande cosiddette alternative al latte. Le ragioni alla base dell’espansione di questi prodotti sono da ricondurre alla crescita del numero dei consumatori che scelgono di non acquistare prodotti di origine animale. I numeri sono impressionanti: il mercato mondiale delle bevande alternative a quelle a base di latte, negli ultimi sette anni, ha più che raddoppiato i valori. Si è infatti passati da un valore delle vendite intorno ai 7,5 miliardi di dollari nel 2010 ai 18 previsti per il 2018. Ovviamente, a segnali così chiari dei mercati è corrisposto un dinamismo altrettanto deciso dei grandi player mondiali della produzione alimentare. Tra le più recenti e importanti iniziative segnaliamo l’acquisizione da parte di Danone di WhiteWave, compagnia con base negli Stati Uniti e dedita in particolare alla produzione di bevande vegetali. Il costo dell’operazione, conclusasi poche settimane fa, si aggira intorno ai 12 miliardi di dollari. Ma non è l’unica iniziativa di rilevo su questo fronte. Dal mercato cinese, a quello europeo, per arrivare a quello italiano, dove Granarolo è stata protagonista di un’importante espansione sulla gamma dei “dairy alternative drinks”, l’attenzione verso questo segmento di consumo, sta crescendo rapidamente.
Una delle chiavi di lettura di questa crescita è l’idea di intercettare la crescente propensione dei consumatori per prodotti privi di lattosio e coniugarla con prodotti che si configurino come sostitutivi delle tradizionali linee della produzione lattiera (bevande a base di latte, gelati e yogurt in particolare). Inserendo così prodotti nuovi all’interno di un segmento e di abitudini di consumo tradizionali. In particolare cresce il ruolo della frutta in guscio come alternativa per la preparazione di bevande. Quindi non solo soia, tradizionale coltura vegetale proteica che nel corso del tempo si è affermata come base delle alimentazioni prive di ingredienti di origine zootecnica, ma anche altri prodotti; oggi crescono, nel basket delle alternative, anche semi di lino, canapa e lupino.
Si cercano punti di forza per cogliere le opportunità di un mercato che tende a diversificarsi e che si mostra fortemente propenso all’innovazione. In particolare per quanto concerne il gusto delle bevande alternative, ma anche per ciò che concerne i claims. Così molto veloce è stato ed è lo sviluppo delle bevande a base di riso, mandorle a altri vegetali, che si sono inseriti quali alternative nelle tradizionali linee di acquisto. Uno dei punti di forza è rappresentato proprio dai claims che concernono i valori nutrizionali dei prodotti che accompagnano. Solo negli ultimi cinque anni la diffusione di queste informazioni ha visto per questo segmento un incremento di circa il 50% del numero dei claims.
Il fenomeno trova ospitalità a tutte le latitudini. Non si tratta solo di un effetto sostituzione nelle diete dei paesi in cui lo sviluppo è più consolidato, ma di un dato che caratterizza tutte le economie internazionali. La crescita relativa più alta si registra nelle regioni dell’Asia e del Pacifico, con incrementi annui superiori al 20% (i tradizionali prodotti a base di latte crescono invece ad un ritmo di circa il 5% annuo). A seguire Nord America ed Europa, dove a fronte di un arretramento dei consumi di latte si rileva un incremento delle bevande alternative che registrano incrementi tra il 10 e il 15% su base annuale.
Un altro segmento nel basket dei “free”, che comprende oltre ai dairy-free, i gluten-free ed altri ingredienti (come l’olio di palma), che stanno conquistando la scena dei consumi e spingendo l’innovazione sui mercati.