Prezzi delle commodity: cosa attendersi nei prossimi anni?
di Yari Vecchio
Dopo gli ultimi anni caratterizzati da un’elevata volatilità dei prezzi, in questo ultimo periodo le quotazioni mondiali delle commodity agricole sembrano destinate a stabilizzarsi. Gli andamenti sperimentati dal 2007 in poi dovrebbero essere storia passata: infatti, la crescita della domanda mondiale sembra essere in fase di rallentamento. Inoltre, le nuove politiche sulle bioenergie potrebbero supportare lo stallo dei prezzi. Questi sono i temi principali che vengono affrontati nel report Ocse-FAO “Outlook 2017-2026”.
Il posizionamento dei paesi su variabili chiave agricole
L’OCSE ha anche realizzato una info-grafica dinamica, nella quale si possono leggere, in maniera interattiva, i dati contenuti nel rapporto su una mappa mondiale: le voci riguardano le principali coltivazioni e materie prime agricole. Si possono anche effettuare delle comparazioni tra i vari paesi con le seguenti variabili: produzione agricola, consumi, stock, import ed export.
Qui sotto l’info-grafica:
Le previsioni del rapporto Ocse-FAO
Lo studio mette in evidenza l’incremento delle scorte globali di cereali, arrivate a toccare quota 230 milioni di tonnellate nell’ultimo decennio.
Oltre ai cereali, si prevedono stock in netto rialzo per quasi tutti gli altri prodotti agricoli: questo scenario dovrebbe condurre ad una frenata della crescita dei prezzi, che negli ultimi sei mesi si sono assestati ai livelli di 10 anni fa (periodo pre-crisi 2007/2008).
L’aumento dei quantitativi prodotti delle varie commodity agricole, secondo l’Ocse, non corrisponde ad un aumento della domanda mondiale pro capite di cibo, la quale dovrebbe continuare a rimanere bassa (ad esclusione delle dinamiche di aumento nei paesi in via di sviluppo).
Non tutti i prezzi subiranno però una contrazione: alcune tipologie di prodotti tra il 2017 e il 2026 potrebbero mostrare segnali di ripresa. Il mercato degli oli vegetali, dopo il colpo subito negli ultimi anni (si vedano i precedenti articoli sugli shock causati dall’olio di palma), il mercato dello zucchero (dove sono state da poco eliminate le quote) e quello dei prodotti zootecnici dovrebbero riprendersi e mantenere un trend di crescita fino al 2026.
Per quanto riguarda la produzione ittica mondiale si prevede una crescita di circa il 20% entro il 2024. In questo contesto, un comparto molto dinamico è rappresentato dall’acquacoltura, la cui produzione dovrebbe superare il totale della pesca di cattura (ormai al punto di saturazione da anni) già nel 2023.
A conferma di ciò, la FAO prevede che nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti la domanda di cibo potrebbe aumentare, soprattutto in ragione della crescita demografica, dell’aumento del reddito pro-capite e dello sviluppo dell’urbanizzazione.
Sempre secondo il rapporto, l’aumento dei redditi pro-capite cambierà gli stili alimentari, portando gli individui a richiedere cibi di miglior qualità, ma soprattutto incrementando il consumo di produzioni quali carni e prodotti lattiero-caseari. Questo condurrà ad un aumento dei prezzi nel settore della carne, del latte e dei derivati, a discapito dei prezzi delle derrate agricole, destinati a scendere sempre di più anche a causa dell’accumulo di elevate scorte di cereali nel corso degli ultimi due anni.
Mentre i cerali perderanno quota, l’aumento della domanda di farine proteiche guiderà un’ulteriore espansione della produzione di semi oleosi. Infine, una maggiore domanda di zucchero nei paesi in via di sviluppo dovrebbe contribuire a far riprendere i prezzi (dopo che in un anno hanno perso oltre 40 punti percentuali sui future), portando a ulteriori investimenti nel settore.