Pomodoro da industria, più polizze contro i rischi meteo
Un comparto che guarda al mercato assicurativo con crescente attenzione. Gli agricoltori mettono in sicurezza il 50% delle superfici investite, per proteggerle dai cambiamenti climatici in atto.
L’Amitom, l’Associazione degli industriali trasformatori del pomodoro del Bacino mediterraneo, ha già tagliato le stime sui raccolti 2019.
E per l’Italia, che inizialmente doveva sfiorare quota 5 milioni di tonnellate in equivalente materia prima, la produzione, stando alle valutazioni di luglio, non andrà presumibilmente oltre i 4,85 milioni – se non addirittura al di sotto, dopo l’ondata di calore dei giorni scorsi di cui le stime non tengono ancora conto – mantenendo comunque uno scarto positivo rispetto al 2018 (+4%).
Guardando le statistiche sul mercato assicurativo agricolo nazionale il pomodoro da industria rientra a pieno titolo in alta classifica nella lista dei prodotti più assicurati a livello nazionale.
Considerando tutte le tipologie in produzione il comparto sviluppa 280 milioni di euro di capitali assicurati (fonte: Ismea, Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura 2019), il quinto più elevato in una graduatoria che vede al primo posto l’uva da vino, seguita da mele, riso e mais.
Quello del pomodoro da industria è un mercato in ripresa: nel 2018 i valori assicurati sono cresciuti del 3,5%, il numero di aziende (poco meno di 2.000) è aumentato del 9% e le polizze hanno messo a segno un più 8%.
Ma i valori, seppure in recupero, restano a parecchie spanne di distanza dai picchi toccati nel 2014, quando si erano raggiunti 450 milioni di euro ed erano state coinvolte nel sistema 3.900 aziende.
Dai numeri si può osservare che con 35.000 ettari le superfici a pomodoro da industria coperte da polizze contro i rischi climatici rappresentano circa la metà degli investimenti totali, che i dati Istat attestano nei dintorni dei 70.000 ettari.
L’importanza dello strumento assicurativo sul circuito del pomodoro da industria è associata alla rilevanza economica del comparto che sviluppa, con le conserve, uno dei maggiori volumi d’affari nel settore agroalimentare, sia sul mercato interno che all’estero (si consideri che l’Italia è il secondo maggiore produttore mondiale dopo la California).
L’anno scorso le esportazioni di passate, pelati, concentrati e altri derivati a base di pomodoro hanno generato un incasso di oltre un miliardo e mezzo di euro. Ma il fatturato industriale, considerando anche il mercato domestico, si spinge ben oltre la soglia dei 3 miliardi.
Sono numeri che spiegano l’attenzione che la fase agricola, spesso integrata verticalmente con le realtà industriali, riserva alla qualità dei prodotti e alla salvaguardia dei redditi, facendo uso di polizze assicurative.
Utilizzando anche la leva del contributo pubblico, che prevede un rimborso all’agricoltore fino al 70% del premio versato alla compagnia, le imprese del settore si assicurano in prevalenza grandine, eccesso di pioggia, sbalzi termici e vento forte. Ma sono molte le realtà produttive che optano per una copertura a 360 gradi, sottoscrivendo polizze anche contro la siccità o le alluvioni.
Quest’anno, tra piogge alluvionali (le cui conseguenze si sono fatte sentire soprattutto al Nord dopo i trapianti), grandine e temperature elevate la campagna del pomodoro da industria sta registrando diverse criticità.
Nel bacino dell’Italia settentrionale (lombardo-emiliano-veneto) il raccolto è stimato sui 2,45 milioni di tonnellate, ma il clima torrido di inizio estate ha fortemente ridotto le rese in alcune aree, in particolare del Piacentino, dove si registra un’alta concentrazione di imprese del settore, sia agricole che industriali.
Nel Centro-Sud si sono avuti alcuni danni da grandine, ma l’aspetto che più preoccupa gli agricoltori è il ritardo che l’andamento climatico anomalo ha comportato rispetto ai normali calendari, fenomeno che potrebbe posticipare al mese di ottobre la chiusura della campagna di produzione, aumentando i rischi di perdite associate a eventi meteorologici.
Le rilevazioni satellitari hanno confermato nell’area un aumento delle superfici investite, rispetto allo scorso anno, che porta a stimare il raccolto del Centro-Sud attorno ai 2,4 milioni di tonnellate.
Intanto, guardando al resto d’Europa, seppure in un clima di incertezza, si prevedono aumenti produttivi soprattutto in Spagna e Portogallo, riferisce l’Amitom. Non si escludono tuttavia, anche in questi paesi, peggioramenti di resa per l’andamento climatico avverso, con prevedibili correzioni al ribasso rispetto alle stime attuali.