Polizze indicizzate, la parola passa al satellite
Con le polizze agricole «index-based» la misurazione della perdita di resa è basata su indici biologici e meteorologici e sullo scostamento da un valore standard ottenibile in condizioni climatiche ottimali. L’obiettivo è abbattere i costi assicurativi e attivare modalità di indennizzo semplificate.
La migliore definizione sarebbe “polizze high-tech”, contratti assicurativi unicamente basati sulle rilevazioni satellitari sia per valutare e monitorare lo stato delle coltivazioni agricole rispetto alle avversità climatiche sia per attivare modalità di indennizzo semplificate.
Un salto tecnologico, dal momento che a fornire le informazioni non sono gli esiti di perizie né tantomeno le consuete stazioni di rilevazione meteorologiche a terra (capannine meteo), bensì i dati raccolti con i telerilevamenti satellitari sullo stato della biomassa e sulle evoluzioni climatiche.
In entrambi i casi è prevista, sulla base di modelli e algoritmi, la costruzione di indici, con i «weather-based», quelli meteo-climatici, che misurano (ad esempio) i millimetri di pioggia, l’evapotraspirazione o i livelli medi, minimi e massimi di temperatura, e i «vegetation-based» che determinano invece la massa vegetativa di una coltura attraverso procedure di fotointerpretazione.
Entrambi sfruttano le migliaia di satelliti che orbitano intorno al nostro pianeta e misurano costantemente la superficie terrestre e l’atmosfera con una vasta gamma di sensori.
La novità risiede dunque nell’utilizzo di un occhio elettronico che dall’alto, con un grado di precisione molto elevato, monitora il meteo o lo sviluppo vegetativo di una coltura e lo indicizza, agganciandolo a un valore standard (quest’ultimo differenziato in funzione delle zone geografiche), allo scopo di misurare l’eventuale perdita di resa, attraverso una proxy strettamente correlata alla variazione della biomassa o alle variabili meteo-climatiche e ai loro effetti sui rendimenti in campagna.
Una polizza «smart», meglio nota come «index-based», essendo appunto indicizzata, che nel contratto assicurativo definisce, attraverso un indicatore calcolato per ciascuna area territoriale omogenea sotto il profilo agronomico, la produzione ottenibile in condizioni climatiche ottimali. Un nuovo paradigma fondato sui progressi della tecnologia satellitare e dell’analisi dei dati.
Le polizze indicizzate differiscono dalle tradizionali polizze indennitarie nella componente del diritto al risarcimento correlato non alla perdita effettiva periziata in campo da un esperto, ma a una perdita stimata in anticipo sulla base di parametri predeterminati. Di conseguenza, il diritto al risarcimento scatta quando l’indice si discosta dal valore prefissato, senza che vi sia alcuna valutazione a posteriori della perdita effettivamente subita.
L’indice, come detto, può essere a sua volta associato alla biomassa, misurandola direttamente con le foto interpretazioni o correlando le sue condizioni a una o più variabili climatiche. Una carenza di pioggia ad esempio, entro determinati range, potrebbe impattare sullo sviluppo di una coltura deviandolo dalla traiettoria ottimale in termini di resa.
I vantaggi di una «index-based» sono rappresentati da un prezzo verosimilmente più competitivo rispetto a una polizza colture di tipo tradizionale (gravata dai costi di perizia) e dalle modalità di indennizzo semplificate, che prevedono il risarcimento automatico senza denuncia di sinistro.
Si aggiunge la possibilità, da parte dell’agricoltore, di intercettare un sostegno pubblico che abbatte fino al 65% il costo della polizza.
Una possibilità confermata dal Piano di gestione dei rischi in agricoltura 2019, l’ultimo approvato dal Ministero delle politiche agricole, che circoscrive però il raggio d’azione delle «index-based» ai cereali, alle oleaginose e alle foraggere.
Per l’ammissibilità al contributo gli schemi di polizze indicizzate devono prevedere una soglia, vale a dire una perdita di produzione per l’accesso al risarcimento, pari al 30%, e un sistema di misurazione della perdita stessa basato su indici biologici (quantità di biomassa persa) o meteorologici (per esempio le temperature medie giornaliere o le precipitazioni cumulate in un determinato periodo d’osservazione).
Diverse compagnie hanno già avviato in Italia la sperimentazione di queste polizze, ancora però poco diffuse. Il costo per il pagamento dei contributi è a carico del Fondo di solidarietà nazionale, ma nel limite di spesa fissato attualmente a un milione di euro.