Polizze assicurative fondamentali nella gestione del rischio in agricoltura
Secondo un’indagine Ismea su 500 grandi aziende agricole, prevale la cultura della prevenzione, ma restano i nodi della burocrazia e della rigidità dei contratti. Crescono frequenza e intensità dei danni a causa dei cambiamenti climatici.
La polizza assicurativa contro i rischi meteo-climatici e sanitari resta lo strumento cardine delle politiche aziendali di gestione del rischio in agricoltura.
Lo rivela un’indagine Ismea condotta su un panel di 500 grandi aziende agricole assicurate, con valori in polizza superiori a 300.000 euro, i cui risultati sono stati presentati in occasione del XII Convegno nazionale sulla gestione del rischio in agricoltura, organizzato dal Cesar (Centro per lo sviluppo agricolo e rurale) di Perugia e l’Asnacodi, l’Associazione che riunisce i consorzi di difesa.
Dalle interviste è emersa una consapevolezza piuttosto diffusa tra gli operatori del settore agricolo sull’importanza di adottare strumenti e strategie di prevenzione dei rischi, sia climatici sia economico-finanziari. Una mentalità che denota una prevalente cultura della prevenzione rispetto a una minoranza di aziende (appena il 10% del campione) che mostra invece un atteggiamento di carattere opportunistico, motivando il ricorso alle polizze con l’aspettativa di ottenere un vantaggio economico dalla frequenza e dall’entità dei risarcimenti.
Il tasso di fidelizzazione verso lo strumento assicurativo risulta molto elevato, ma sia la burocrazia sia la rigidità dei contratti sono due fattori ostativi alla base, rispettivamente, dei frequenti ritardi nell’erogazione dei sussidi pubblici e dei problemi segnalati in sede di perizia e di quantificazione del danno e del risarcimento.
I costi assicurativi – rivela ancora l’indagine – sembrerebbero alla portata almeno delle grandi realtà produttive, considerando che tre quarti delle aziende intervistate ritiene che l’incidenza dei premi sui bilanci aziendali sia sostenibile e comunque inferiore al 10% dell’intero ammontare dei costi aziendali.
In un caso su quattro, inoltre, lo strumento assicurativo genera un flusso finanziario a saldo positivo, con la somma del contributo pubblico e dei risarcimenti che supera il costo della polizza.
A giudizio degli intervistati, per migliorare l’efficacia dello strumento assicurativo e favorirne la diffusione è necessario intervenire con correttivi sulle franchigie contrattuali, che per il 40% del campione rappresentano il principale elemento di criticità. Un’azienda su quattro individua inoltre nella semplificazione e nella trasparenza dei contratti gli elementi che potrebbero incrementare il ricorso alle assicurazioni agricole agevolate, anche se diverse aziende, soprattutto del Sud Italia, lamentano la mancata estensione dei contributi pubblici alle polizze monorischio, escluse dalle agevolazioni.
In conseguenza dei cambiamenti climatici – osserva l’analisi – la crescente frequenza e intensità dei danni e la maggiore esposizione agli eventi cosiddetti catastrofali (gelo, siccità e alluvione), anche in considerazione delle difficoltà di assunzione di tali rischi da parte del sistema assicurativo a parità di costi storici e di portafoglio di aziende (l’anno scorso il rapporto sinistri/premi ha superato il 100%), suggeriscono un rafforzamento dell’attuale sistema di gestione del rischio.
Sono diversi, d’altro canto, gli elementi di criticità, riassumibili in una forte esposizione al fenomeno della selezione avversa delle polizze agevolate (è assicurato il 9% delle aziende, l’8,3% della superficie agricola e il 18,7% del valore della produzione agricola nazionale), nella ridotta platea delle aziende assicurate, nell’asimmetria territoriale (la partecipazione del Mezzogiorno al mercato assicurativo agevolato è limitata al 7,7%) e nel ruolo marginale delle coperture contro i rischi catastrofali, con la quota delle polizze multirischio scesa dal 27% del 2014 al 18% del 2018.
Come e cosa cambiare? L’indagine evidenzia che nel 63% dei casi gli intervistati si sono espressi a favore di un’evoluzione delle attuali modalità di finanziamento pubblico delle politiche di risk management, mostrando un ampio consenso sull’ipotesi di introdurre, con la riforma della Pac, una rete di sicurezza obbligatoria contro gli eventi catastrofali, a garanzia di tutte le aziende agricole italiane. Altri si sono espressi a favore di un ampliamento delle avversità assicurabili, con l’inclusione dei danni da fauna selvatica e di altri eventi non previsti dagli attuali schemi di polizza agevolata.