Ortofrutta in balia di clima, fitopatie e mercato
Cresce l’importanza dei nuovi fondi mutualistici per stabilizzare i redditi. Frutticoltura più esposta, rispetto ad altri comparti, al fenomeno della volatilità dei redditi e alle perdite di produttività causate da eventi catastrofali. Meteo e attacchi parassitari in cima alle preoccupazioni dei produttori
I rischi di instabilità dei redditi in agricoltura, che le polizze contro gli eventi atmosferici e i fondi Ist (Income stabilization tool, in fase di introduzione) concorrono a mitigare – risarcendo (le prime) le perdite di resa e compensando (i secondi) le riduzioni dei margini operativi aziendali – stanno assumendo un’importanza crescente soprattutto nel settore ortofrutticolo.
La frutta, in particolare, alla luce delle evidenze empiriche di questi ultimi anni, è tra i comparti che sono apparsi più esposti in assoluto, rispetto ad altri, al fenomeno della volatilità dei prezzi e alle perdite di produttività arrecate dai cosiddetti eventi catastrofali, gelo in primis, in grado di compromettere, in annate come il 2017 particolarmente negative, sia i fatturati sia la redditività delle aziende.
Da un’analisi del Centro Studi di Confagricoltura, pubblicata nei giorni scorsi, emerge, relativamente al comparto frutticolo, l’accentuata instabilità che nel periodo estivo ha caratterizzato l’andamento dei prezzi e dei redditi dell’ultimo triennio.
In particolare, osservando l’evoluzione dei costi di produzione della frutta fresca, si è riscontrata, mediamente, una crescita di oltre il 4%, a fronte di variazioni, per lo più negative, dei prezzi riconosciuti ai produttori dalle cooperative e più in generale dal mercato.
Relativamente alla variabile prezzo, lo studio, limitandosi alle osservazioni del periodo giugno-settembre, mette in luce riduzioni a doppia cifra, tra il 2017 e il 2019, per albicocche, mele e susine. Variazioni confermate, per una più ampia gamma di prodotti, anche dalle dinamiche emerse tra il 2018 e il 2019 che hanno documentato contrazioni di oltre il 43% per le albicocche, del 32% per le mele, del 27% per le nettarine, del 32% per le pesche e del 23% per le susine. Variazioni positive si sono avute, la scorsa estate, solo per i prezzi delle ciliegie, seppure di un marginale +0,9% su base annua, e per l’uva da tavola che rispetto al 2018 si è apprezzata di quasi il 9%.
L’altra interessante evidenza, rimarcata dallo studio, è che nessuna specie frutticola sembra rispondere nei trend di questi ultimi tre anni a criteri di stagionalità, dato che le fasi di picco e di minimo dei prezzi non sono mai coincidenti nel periodo considerato, mostrando anzi una accentuata variabilità, ad eccezione delle nettarine.
In sintesi, nel triennio 2017-2019, i prezzi medi alla produzione di tutte le principali specie frutticole hanno confermato, con fenomeni anche più accentuati rispetto al passato, la forte volatilità che contraddistingue il settore. Andamenti – spiega l’analisi – correlati a diverse variabili, ad iniziare dal decorso climatico (che condiziona produzione e scelte di consumo), dall’incidenza delle fitopatie (l’ultima per gravità dei danni è la cimice asiatica, che sta colpendo soprattutto i frutteti) e dagli sviluppi del commercio con l’estero, da cui dipende l’effettiva disponibilità di prodotti sul mercato. Significativa, al riguardo, la conferma di un netto peggioramento della bilancia commerciale ortofrutticola, con il saldo valutario che da un surplus di 334 milioni di euro dell’anno scorso è passato in negativo, chiudendo i primi sette mesi del 2019 in rosso per 12 milioni.
Tra i fondi Ist destinati a indennizzare gli agricoltori in caso di drastiche riduzioni di reddito, si segnalano, nel settore ortofrutticolo, le prime iniziative dell’Agrifondo mutualistico Veneto e Friuli Venezia Giulia, con copertura pluriprodotto, e del Codipra Trento, specifico per la stabilizzazione del reddito delle imprese melicole; entrambi ne hanno dato notizia sui loro siti Internet. Relativamente a quest’ultimo, gli studi condotti dall’Università di Padova, riferiti al periodo 2011-2016, hanno evidenziato che l’84% delle aziende del campione trentino sarebbe stato indennizzato almeno una volta e che il 63% delle stesse avrebbe ricevuto più di un indennizzo nei sei anni considerati.
Le disposizioni vigenti stabiliscono che l’intero patrimonio di un fondo Ist ha un rigido vincolo di destinazione. Può essere impiegato per risarcire unicamente i componenti del fondo, che versano annualmente una quota associativa, ed esclusivamente a compensazione di perdite economiche documentate, imputabili a gravi crisi di mercato.