Opportunità e prospettive per i vini sostenibili
Vino e sostenibilità nel mondo
La sostenibilità – in particolare quella ambientale – rappresenta ormai un vocabolo di uso comune e un obiettivo condiviso a livello planetario da cittadini, imprese e politici. Complici anche gli effetti dei cambiamenti climatici, in diverse parti del mondo sono svariati i programmi di sostenibilità intrapresi dalle imprese, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dal Sudafrica al Cile, dalla Francia agli Stati Uniti. Basti pensare, ad esempio, che nella contea di Sonoma in California, ad oggi, il 60% della superficie vitata è certificata “sostenibile” (circa 14mila ettari) e l’obiettivo è arrivare al 100% entro il 2019.
L’interesse del consumatore verso i vini sostenibili
La sostenibilità rappresenta un approccio olistico che per essere raggiunto richiede comportamenti e procedure in diversi ambiti (ambientale, sociale, territoriale), sia che la si consideri a livello di prodotto che di organizzazione. Ad oggi esistono numerose certificazioni – di tipo volontario – che si rifanno a tali comportamenti “virtuosi”, ma per la gran parte non sono noti al consumatore (si pensi all’ISO 14001, alla carbon footprint ISO14067, alla water footprint ISO14046). Questo almeno per quanto riguarda il consumatore italiano. In effetti, anche declinando tale concetto sulla filiera del vino, esistono Paesi dove l’approccio alla sostenibilità vanta origini di più lungo corso e questo si è contestualmente tradotto in una maggior conoscenza tra la popolazione. Tra questi, rientrano gli Stati Uniti.
Il caso degli Stati Uniti
Secondo una recente indagine di Wine Monitor realizzata su un campione di 1.500 consumatori di vino risiedenti negli stati della California, New York e Florida, la sostenibilità ambientale rappresenta, dopo il terrorismo e l’assistenza sanitaria, il terzo motivo di preoccupazione più sentito dagli americani. Ed è proprio sull’onda di questa sensibilità che si inserisce l’acquisto dei vini sostenibili – per la maggior parte di origine californiana e australiana – comprati oggi da 2 consumatori statunitensi su 10. Al di là di questo 20%, è importante considerare (Figura 1) che ne esiste una percentuale analoga potenzialmente interessata all’acquisto.
Figura 1 – Stati Uniti: l’interesse del consumatore verso i vini sostenibili
Fonte: elaborazioni su dati Wine Monitor.
Limiti alla diffusione e disponibilità all’acquisto
Il consumatore statunitense che oggi compra vino sostenibile lo fa perché sostanzialmente lo ritiene più sicuro sia per la propria salute che per i benefici che apporta all’ambiente. Le motivazioni che invece risiedono alla base del mancato acquisto riguardano diversi aspetti, tra cui una ridotta diffusione e promozione, oltre che la difficile identificazione (per via di un’etichetta poco chiara o che si confonde tra le diverse certificazioni esistenti). Pur tuttavia, esiste un 56% di non-acquirenti che si dichiara disposto a spendere di più per un vino sostenibile, mentre ben l’86% dichiara comunque un interesse potenziale all’acquisto.
Le opportunità per i produttori italiani
Per capire le opportunità che potrebbero interessare i produttori italiani di vini sostenibili (nel mercato americano) occorre anche comprendere il profilo dell’acquirente-tipo. La stessa indagine evidenzia come questo identikit corrisponda ad un cittadino di età compresa tra 25 e 35 anni (appartenente cioè alla fascia dei cosiddetti millennials) di genere maschile con titolo di studio e reddito elevato. In altre parole, il consumatore che già oggi acquista i vini italiani e che un domani, qualora trovasse un vino sostenibile del Bel Paese, potrebbe sicuramente essere indotto a comprarlo a scapito di quelli californiani o australiani che già da diversi anni presidiano questo segmento di mercato.
(© Osservatorio AGR)