I numeri del family farm business in Italia
Evoluzione del family farm business
La forte coincidenza che lega impresa e famiglia in agricoltura non trova analogie in nessun altro settore economico, così come la maggior ampiezza dei componenti – diretta conseguenza della precedente caratteristica – rispetto alla media della famiglia non agricola. Basti pensare che quasi un secolo fa, nel 1931, mentre la famiglia italiana presentava una dimensione di 4,2 componenti, quella agricola si attestava a 5 unità con punte fino a 6,7 nel caso del Veneto. D’altronde, l’agricoltura rappresentava il principale settore economico e la manodopera figurava come il fattore di produzione più strategico. Poi con l’industrializzazione del Paese e l’esodo dalle campagne, la famiglia agricola si riduce a 4,1 unità, ma il comparto primario – pur iniziando a vacillare sotto la spinta del boom industriale – produce ancora il 9% del PIL. Si arriva così ai giorni nostri, dove oltre i ¾ della ricchezza nazionale vengono prodotti ormai da un’economia terziarizzata e dove il “peso” del settore agricolo si riduce a meno del 2%. Anche la famiglia agricola risente di tale “modernizzazione” che conduce a meno di 2,5 il numero medio dei propri componenti (Grafico 1).
Grafico 1 – Ampiezza media della famiglia agricola italiana (nr. componenti)
Fonte: Istat
Alla base di questa riduzione, conseguenza diretta degli effetti legati ai cambiamenti socioeconomici, c’è sicuramente la scomparsa della cosiddetta famiglia patriarcale che vedeva sotto lo stesso tetto la compresenza di diverse coppie coniugali. Con la fuga dei cosiddetti coadiuvanti, incentivata dallo sviluppo degli altri settori, la famiglia agricola arriva così ad un’ampiezza media simile a quella della famiglia media italiana, sebbene ancora oggi persistano importanti differenze.
E queste peculiarità possono essere individuate attraverso i numeri che ci ha restituito l’ultimo censimento dell’agricoltura italiana, il quale permette così di comprendere la reale dimensione che oggi connota quella che un tempo veniva definita la “famiglia contadina” ma il cui profilo si è evoluto con i cambiamenti della società italiana.
Famiglie agricole: quante sono in Italia?
Il punto di partenza di questa analisi è dato dal numero di aziende agricole presenti nel nostro Paese che indica in oltre 1,6 milioni la consistenza dei conduttori agricoli. A questa entità vanno però aggiunti poco più di un milione di coniugi e 1,4 milioni di familiari che vivono sotto lo stesso tetto dell’agricoltore, per un totale di 4 milioni di componenti che rappresentano la famiglia agricola moderna. Se poi aggiungiamo anche i 237mila parenti che lavorano in azienda (ma che non fanno parte del nucleo familiare propriamente detto), arriviamo così alla bellezza di 4,3 milioni di individui che possono essere annoverati – seppur in maniera “allargata” – alla forza lavoro familiare che manda avanti il settore primario in Italia.
I componenti delle famiglie agricole italiane (migliaia)
* parenti del conduttore che lavorano in azienda
Fonte: Istat
Certo, non è che tutti i familiari prestino attività lavorativa per l’azienda. Sono ben più di 930mila i familiari inattivi (vecchi, bambini, studenti, casalinghe), una struttura che negli anni si è radicalmente modificata ma che ancora oggi esprime rilevanti differenze.
Innanzitutto, è interessante segnalare come a livello territoriale le famiglie agricole, dal punto di vista dimensionale, non siano tutte uguali. Si va dal massimo di 3,45 componenti mediamente presenti in quelle altoatesine al minimo riscontrabile in Liguria e Valle d’Aosta (2,26 unità), mentre la maggior diffusione delle famiglie si individua in Puglia (oltre 273mila, pari al 17% nazionale) e, all’opposto, la minor presenza in Valle d’Aosta (lo 0,2% del totale Italia).
Focalizzando l’attenzione alla condizione professionale dei componenti, la famiglia agricola (e cioè quei 4 milioni di individui precedentemente citati) si scopre che il 37% risulta occupato, il 29% è in pensione, il 13% studia ancora, il 10% fa la casalinga mentre il rimanente 11% si divide tra chi è disoccupato e chi è in cerca di prima occupazione.
Andando a vedere le regioni in cui tali valori risultano sopra la media nazionale, ad esempio per i pensionati e le casalinghe, si evince che l’Emilia Romagna rappresenta assieme all’Umbria la regione dove è più alta la presenza, tra i componenti della famiglia agricola, di quelli che si sono ritirati dal lavoro, mentre la Sicilia e il Lazio si configurano come i territori dove la figura della casalinga è più diffusa all’interno delle famiglie agricole. Ancora, se si va nelle campagne di Bolzano o in quelle pugliesi, esiste una maggior probabilità di imbattersi in uno studente che fa parte di una famiglia agricola piuttosto che in quelle friulane dove i ragazzi che studiano rappresentano solo il 9% dei familiari agricoli.
Family farm, quanto tempo si passa in azienda
Infine, l’aspetto del tempo dedicato in azienda. In Italia, tre capi-azienda su quattro dedicano il proprio tempo solamente alla conduzione dell’impresa agricola, con incidenze ancora superiori nel caso degli agricoltori sardi, liguri e friulani. Al contrario, in Trentino e in Alto Adige dove anche la dimensione poderale delle aziende è generalmente ridotta (spesso inferiore ad un ettaro) e quindi difficilmente in grado di sostenere economicamente una famiglia, gli stessi conduttori sono frequentemente part-time dovendo far ricorso a lavori extra-agricoli per raggiungere livelli di reddito “dignitosi”. La medesima situazione poi si registra se dal conduttore si passa alla disamina dei familiari agricoli: anche in questo caso, la diffusione principale di coniugi ed altri familiari che prestano la propria attività solamente in azienda si riscontra in Sardegna, Sicilia e Piemonte, mentre l’opposto avviene nelle regioni alpine (oltre al Trentino Alto Adige anche in Valle d’Aosta). In questi contesti, come risaputo, sono la pubblica amministrazione e il terziario (turismo in primis) ad offrire le maggiori opportunità di redditi extra-aziendali alle famiglie agricole.
Le prospettive future, alla luce dell’evoluzione che sta subendo il settore primario in Italia, vanno nella direzione di ulteriori ridimensionamenti della famiglia agricola, soprattutto per quanto riguarda la numerosità piuttosto che l’ampiezza dei componenti, dato che questa ormai risulta in linea con la media delle famiglie italiane (2,43 unità). In particolare, alla luce del fatto che la numerosità è strettamente correlata alle opportunità di reddito e, di conseguenza, all’impiego di manodopera (si pensi infatti che nel caso delle aziende di dimensioni poderali superiori ai 50 ettari, l’ampiezza media familiare è pari a 2,81 componenti), da un lato la crescita della superficie media coltivata per impresa e dall’altro lo sviluppo di attività multifunzionali come l’agriturismo (in Italia ve ne sono oggi circa 20mila) dovrebbero sostanzialmente consolidare l’ampiezza media delle famiglie agricole sui livelli attuali.
(© Osservatorio AGR)