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Mercato e prezzi del latte: che prospettive?
di Denis Pantini
L’accordo Italatte sul prezzo del latte alla stalla
Lo scorso dicembre gli allevatori italiani sono rimasti positivamente sorpresi dall’accordo raggiunto con Italatte, la controllata italiana del Gruppo Lactalis (proprietaria dei marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi e Cademartori), con il quale si è stabilita una quotazione minima del latte consegnato di 37 centesimi al litro a gennaio, che salirà a 38 centesimi a febbraio per arrivare ai 39 centesimi di marzo e aprile, come punto di riferimento per il mercato lombardo. Tenendo conto che in Lombardia si produce il 40% del latte vaccino italiano, l’accordo rappresenta indubbiamente un benchmark per l’intero settore.
Il trend dei prezzi
L’intesa arriva dopo un lungo periodo di prezzi calanti dove la quotazione alla stalla è scesa al minimo di 30,47 centesimi/litro nell’agosto 2016 (ma il calo veniva da lontano, trovando accentuazione con l’abolizione delle quote latte nell’aprile 2015). Nello stesso periodo, il prezzo ha toccato i 25,68 centesimi a livello di media UE, con valori ulteriormente inferiori in Germania e Irlanda, così come rilevato dall’Osservatorio europeo sul mercato del latte (figura 1).
Figura 1 – Prezzo del latte alla stalla in Italia e nei principali paesi Ue (centesimi di euro/litro)
Fonte: elaborazioni su dati Commissione Europea.
Cosa sta cambiando nel mercato del latte? I livelli di offerta…
Essendo il prezzo la sintesi dei livelli di domanda ed offerta di un determinato prodotto, è evidente che la ripresa delle quotazioni sottenda a cambiamenti (o meglio ad aspettative di cambiamenti) nel mercato mondiale del latte, trattandosi infatti di una commodity ormai globalizzata. Guardando a quanto accaduto sul fronte dell’offerta, nella seconda metà del 2016 si è registrata una riduzione di produzione nei top player mondiali di latte e grandi esportatori come Nuova Zelanda ed Australia. Più precisamente, nel periodo gennaio-novembre 2016, la produzione di latte è diminuita – rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – del 7% in Australia, dell’1,5% in Nuova Zelanda, del 12% in Argentina e del 3% in Ucraina. Al contrario, al di là delle misure di riduzione volontaria delle produzioni sostenute dalla Comunità europea, nell’UE l’offerta di latte è cresciuta dell’1,4% (in Francia, all’opposto, si è ridotta dell’1,6%) e negli USA dell’1,8%.
… e quelli della domanda
Sul fronte della domanda e in particolare delle importazioni di prodotti lattiero-caseari, nello stesso periodo di tempo si sono registrati – tra i top Paesi importatori – crescite sul fronte della domanda nell’ordine del 18% per il latte intero in polvere e del 29% per i formaggi da parte della Cina, di oltre il 30% per il latte in polvere e dell’11% per i formaggi nel caso della Russia e di oltre l’80% per il Messico in merito al latte intero in polvere. In altre parole, recuperi di tutto rispetto.
Le previsioni per il 2017
A questo punto, per comprendere cosa accadrà al prezzo del latte nell’anno in corso, resta da capire cosa succederà sul fronte domanda/offerta a livello mondiale. In merito a questo proposito, per una panoramica globale, è interessante riprendere il Report periodico che l’USDA (United States Department of Agriculture) produce sul mercato del latte a livello mondiale. Secondo tale Rapporto, nel 2017 la produzione mondiale di latte dovrebbe aumentare – rispetto al 2016 – di meno del 2%, senza crescite particolarmente accentuate tra i top esportatori (come Australia, Nuova Zelanda o Unione europea), a fronte di variazioni nella domanda di burro, formaggi e latte in polvere che, seppur non eclatanti, dovrebbero attestarsi su di un trend positivo. Stante queste previsioni, l’aspettativa per i prezzi del latte restano quindi positive e in linea a quanto anche previsto dall’accordo siglato con Italatte di cui si accennava all’inizio di questo approfondimento. Una tendenza confermata anche dalle prospettive di medio-termine elaborate dalla Commissione europea, secondo le quali nell’anno in corso il prezzo del latte alla stalla nel mercato comunitario dovrebbe recuperare di circa il 14% rispetto al livello medio registrato nel 2016.