21 Ottobre

Mele, numeri positivi nell’annata 2020/21

Ma crescono le preoccupazioni sulla nuova campagna di commercializzazione per le conseguenze del caro-energia. A rischio la redditività delle aziende.

 

Sì è chiusa una campagna positiva in Italia per le mele, con prezzi remunerativi e volumi adeguati alle richieste sia sul mercato interno che all’estero.

 

Cooperative e organizzazioni dei produttori tirano le somme dell’annata 2020/21, ma le attenzioni sono ormai rivolte alla nuova campagna di commercializzazione, mentre procedono a pieno ritmo le operazioni di raccolta e i conferimenti ai magazzini di conservazione.

 

In Italia, le previsioni sulla produzione 2021 anticipano una flessione dell’ordine del 4% rispetto allo scorso anno. Ma in Europa gli esperti, dopo il consueto scambio di valutazioni di quest’estate, in occasione del tradizionale appuntamento di Prognosfruit, si attendono una crescita di circa il 10%, a 12,5 milioni di tonnellate, in un’annata di forte crescita in Polonia, primo produttore di mele a livello continentale.

 

Se confermato, il dato sarà migliore anche rispetto alla media dell’ultimo quinquennio, registrando in questo caso un aumento dell’8%, stima la Commissione europea.

 

Crescono a doppia cifra, rispetto al 2020, le produzioni di Ungheria, Spagna, Croazia e Portogallo, ma risultati migliori si attendono anche in Germania, Francia e Belgio, mercati che riservano una particolare attenzione alle mele italiane, le più apprezzate, per gli alti standard qualitativi, sul circuito europeo.

 

A fronte delle abbondanti disponibilità e di prezzi più convenienti, soprattutto per il prodotto polacco, gli analisti si attendono quest’anno un maggiore impiego industriale. La quota di mele destinata alla trasformazione in succhi e altri lavorati (sia le puree che l’essiccato in formato snack stanno riscuotendo un crescente successo presso i consumatori) dovrebbe attestarsi al 34%, contro il 29% della scorsa campagna.

 

Complessivamente – stima Bruxelles – verranno destinati al consumo fresco 7,8 milioni di tonnellate, il 2% in più rispetto alla scorsa campagna, mentre l’industria dovrebbe assorbire un quantitativo di poco più di 4,1 milioni.

 

Il consumo pro capite si manterrà a quota 15,3 chili, nella media dei paesi Ue, in un contesto di prezzi relativamente contenuti e di maggiore attenzione alla salute e al benessere, una tendenza che sta favorendo tutto il reparto ortofrutticolo.

 

Si profila un bilancio migliore, nella campagna 2021/22, anche per l’export di mele destinate al consumo fresco, in previsione di una crescita dell’8% su base annua. Le attuali difficoltà nel reperimento dei container e gli alti costi del trasporto marittimo non agevolano, tuttavia, gli scambi con i Paesi terzi, che in Europa spediranno il 7% in meno dei quantitativi di un anno fa, spiazzati anche dalle maggiori disponibilità nei Ventisette.

 

In Italia, nel frattempo, le organizzazioni dei produttori (OP) Melinda e La Trentina, che nel settore detengono la leadership nazionale, annunciano la chiusura di un’ottima annata, con i conferimenti cresciuti di circa il 13%.

 

A conti fatti, considerando i prezzi medi di ritiro e l’andamento dei consumi e dei fatturati, l’ultima campagna di commercializzazione è stata per le due OP una delle migliori di sempre.

 

Significativi anche gli investimenti nell’ammodernamento degli impianti, nel cambiamento varietale e nel biologico, segmento che sta mostrando una grande vivacità e beneficiando di una crescente attenzione sui mercati italiani ed esteri.

 

Oltre ai successi degli ultimi dodici mesi, le due realtà del Trentino, impegnate in un processo di fusione, riconoscono le difficoltà che il settore potrebbe incontrare quest’anno, per le conseguenze della crisi energetica e per il considerevole aumento dei costi delle materie prime e della logistica.

 

Dello stesso avviso Assomela, l’associazione dei produttori, che teme quest’anno un peggioramento dei margini aziendali.

 

Per il packaging si stima una maggiorazione dei costi del 20%, associata ai rincari di carta e cartone. Ma la sostenibilità economica sarà messa a dura prova soprattutto dagli aumenti a tre cifre delle bolletta energetica, tanto più nell’assenza di uno sforzo necessario a garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, strutturalmente sbilanciata a scapito della componente agricola.

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