Le cantine europee riaccendono i motori dell’export
In Cina è già boom, ma anche in Usa, con la riapertura dell’Horeca e la sospensione dei dazi, le esportazioni potranno riprendere slancio. Timori per il possibile impatto dell’accordo di libero scambio tra Australia e Regno Unito.
Si prefigurano sviluppi positivi per l’export di vini europei in Usa e Cina. Due mercati profondamente diversi, il primo consolidato e qualificato, il secondo in grado di esprimere potenziali ben superiori ai volumi attuali, seppure in un contesto eterogeneo quanto a gusti e orientamenti dei consumatori finali.
Nel paese del Dragone, secondo Wine Monitor, l’Osservatorio curato da Vinitaly-Nomisma, le statistiche basate sulle movimentazioni doganali evidenziano già un deciso rilancio degli ordinativi cinesi, anche di riflesso a una drastica contrazione delle importazioni di vini australiani. Un tracollo, per questi ultimi, dell’80% determinato dalla disputa commerciale tra Australia e Cina, che ha spinto Pechino a imporre dazi fino ad oltre il 200% sulle etichette provenienti da Canberra.
Quello che sta emergendo oltre la Grande Muraglia, a beneficio principalmente delle cantine europee, è una sorta di effetto-sostituzione che nei primi quattro mesi del 2021 ha dato un forte impulso soprattutto alle esportazioni di vini francesi, cresciute in valore del 41% su base annua.
A doppia cifra anche la performance delle bottiglie italiane, che in Cina hanno potuto sperimentare un balzo del fatturato del 22%, con sviluppi particolarmente favorevoli per i vini di fascia premium.
In Usa tornano a competere ad armi pari le cantine italiane e francesi – osserva ancora l’analisi – dopo la sospensione dei dazi di Washington che l’anno scorso avevano pesantemente penalizzato le etichette d’Oltralpe, esentando quelle italiane. I dati di questo primo scorcio d’annata, dopo un primo bimestre con il freno tirato – per un effetto confronto con un periodo antecedente il lockdown – restituiscono un bilancio ancora negativo sia per l’Italia che per i vini francesi, ma in un contesto di ritrovato vigore certificato dai dati positivi di aprile, che lasciano ben sperare per il prosieguo dell’anno.
Analizzando la situazione nel più ampio contesto internazionale, induce a qualche riflessione – spiega Nomisma – il possibile impatto del recente accordo di libero scambio siglato tra Australia e Regno Unito, un’intesa che potrebbe determinare Oltremanica un vantaggio competitivo a favore degli australiani ma a scapito dei vini europei, soprattutto a partire dal 2022 quando saranno più chiari i vincoli reciproci nel commercio tra Londra e l’Unione europea.
Altro aspetto da considerare, per una migliore lettura del quadro attuale, è che nel primo trimestre di quest’anno il mercato del vino, al netto di alcuni recuperi anche significativi, presenta diverse criticità persistenti, in un contesto in cui wine bar, ristorazione e altri canali del circuito extradomestico non sono ancora a regime.
Tornando all’export, nel primo trimestre 2021 l’Italia, pur accusando una perdita complessiva del 3,9% in valuta, ha messo a segno importanti progressi in diversi mercati. Oltra alla Cina, emerge un forte dinamismo in Russia, dove il fatturato è cresciuto del 17%. L’analisi Nomisma segnala anche un maxi aumento delle vendite di vini italiani in Corea del Sud, dove il giro d’affari è più che raddoppiato nell’arco di soli dodici mesi.
Complessivamente, le esportazioni del primo trimestre hanno generato, tra vini e spumanti, un incasso di 1,44 miliardi di euro, contro un miliardo e mezzo registrato nello stesso periodo del 2020. In termini di effettive transazioni, i tre mesi si sono chiusi con volumi in calo di oltre l’8% per un totale di 4,6 milioni di ettolitri esportati.
Quanto al mercato interno, conclude l’analisi, l’effetto-Covid si è materializzato in un boom di vendite on-line, affiancato da un 7% di crescita nella Gdo (grande distribuzione organizzata). Segna invece una brusca battuta d’arresto il giro d’affari nel fuori casa, con il 37% in meno di fatturato registrato nel 2020 in tutto il food service.
I dati Nielsen, relativamente all’e-commerce, rivelano a consuntivo un più 145% per le vendite di vini fermi e frizzanti e un fatturato quasi triplicato nel comparto spumanti. Gli italiani, forzati dal lockdown, hanno sperimentato questo nuovo canale e stanno continuando ad acquistare vini servendosi del mezzo digitale, – conclude Nomisma – un’evidenza che rafforza l’importanza del web nelle scelte future di strategia commerciale.