7 Gennaio

Lattiero-caseari, positive le previsioni UE per i prossimi dieci anni

Ancora in calo le consistenze bovine, secondo le previsioni della Commissione Europea, ma gli aumenti di produttività per capo consentiranno ai Ventisette di incrementare l’output di latte.

 

Nell’Unione Europea, secondo le proiezioni di Bruxelles, la produzione di latte crescerà nel prossimo decennio dello 0,5% in media d’anno, portandosi a fine periodo (2031) a quota 162 milioni di tonnellate.

 

È quanto emerge dall’Agricultural Outlook, il consueto rapporto di previsione pubblicato a dicembre dai servizi statistici della Commissione Europea, in base al quale lo scenario di medio termine riserva, per il settore lattiero-caseario, ancora un profilo di crescita seppure più attenuata.

 

Le consistenze bovine da latte dovrebbero confermare il trend decrescente di questi ultimi anni, riducendosi di 1,5 milioni di capi entro i prossimi due lustri, ma flessioni altrettanto significative sono previste per le emissioni di gas serra, di cui si stima unna contrazione dell’11%.

 

Gli obiettivi di sostenibilità miglioreranno ulteriormente le pratiche gestionali all’interno degli allevamenti da latte dell’UE, favorendo il conseguimento di standard ambientali più elevati.

 

Contestualmente, lo scenario tratteggiato da Bruxelles delinea un miglioramento anche sul piano economico e finanziario del settore, con un guadagno di efficienza e un incremento medio del valore aggiunto dei prodotti derivati.

 

Nel quadro di previsione, la resa media per capo crescerà a un ritmo annuo dell’1,2%, rispetto a più 1,9% registrato nel periodo 2011-2021. Un fenomeno, quest’ultimo, associato alla diffusione di metodi di allevamento alternativi a quelli convenzionali, in grado comunque di compensare abbondantemente, con l’incremento di produttività, la riduzione delle mandrie da latte.

 

Stando ai conteggi preliminari, basati su scenari però conservativi rispetto agli obiettivi più ambiziosi della strategia “From Farm to Fork”, la produzione di latte biologico nei Ventisette dovrebbe raggiungere un’incidenza dell’8% nel 2031 (dal 3,5% del 2019), contribuendo a rafforzare il valore economico della filiera e i benefici ambientali, oltre al benessere degli animali.

 

Nonostante la crescita più rallentata, l’UE manterrà il ruolo di maggiore fornitore mondiale di prodotti lattiero-caseari, davanti a Nuova Zelanda e Stati Uniti, mantenendo il controllo del 30% del commercio internazionale al 2031.

 

A trainare le richieste di prodotti lattiero-caseari saranno principalmente le nazioni asiatiche, in previsione di un’ulteriore espansione dei redditi pro capite e di una crescente diffusione di diete proteiche e di stili alimentari caratteristici dei paesi occidentali.

 

L’aumento della domanda – spiega lo studio – riguarderà soprattutto i prodotti finiti, in particolare formaggi e lattiero-caseari freschi, ma potenzialmente anche materie prime e semi trasformati destinati a ulteriori lavorazioni.

 

In analogia con le dinamiche riscontrate in questi ultimi anni, i formaggi dovrebbero intercettare quote aggiuntive di materia prima, arrivando ad assorbire circa il 40% del totale e generando il valore economico più elevato tra i derivati. Il latte scremato in polvere e le polveri di siero di latte contribuiranno in maniera altrettanto significativa alla crescita degli impieghi, sia pure con valori sensibilmente inferiori, stimati rispettivamente attorno ai 5 miliardi di euro e ai 3,5 miliardi.

 

Il grosso delle utilizzazioni di materia prima resterà appannaggio del mercato domestico, anche se la quota delle esportazioni tenderà a rafforzarsi, portandosi al 17% nel 2031 rispetto al 15% attuale.

 

Sul circuito interno saranno principalmente i fattori nutrizionali a sostenere la domanda di prodotti lattiero-caseari, ma sarà soprattutto il segmento del bio, a partire da formaggi, latticini freschi e burro, a beneficiare, in prospettiva, di una crescente richiesta da parte dei consumatori europei, grazie anche alle misure di sostegno pubblico che verranno adottate per favorire il passaggio a metodi di produzione più sostenibili.

 

Quanto ai prezzi, gli analisti prefigurano uno scenario complessivamente favorevole per il settore, grazie anche a una forte domanda all’esportazione soprattutto di formaggi e latte in polvere scremato.

 

Entro il 2031 il prezzo del latte crudo alla stalla nella media dell’UE si attesterà sui 39 euro/tonnellata – conclude lo studio – un livello sufficiente a compensare i previsti aumenti dei costi, soprattutto per le voci energia e mangimistica.

 

Cattolica Assicurazioni S.p.A.

codice fiscale/partita Iva 00320160237

Privacy e Cookie policy