La leadership dell’Italia nell’export mondiale di pomodoro
La guerra dei pomodori tra Italia e Australia
Come segnalato dall’Ansa la settimana scorsa, l’Australia è ritornata sui suoi passi relativamente alla decisione presa di applicare dazi sulle importazioni di pomodoro dall’Italia come misura antidumping. Tale applicazione era stata motivata – in maniera pretestuosa – dagli effetti distorsivi prodotti dagli aiuti PAC erogati agli agricoltori italiani. Un rapporto del panel di riesame antidumping di Canberra ha infatti riconosciuto come non distorsivi tali aiuti, ristabilendo in tal modo la situazione preesistente in termini di barriere all’import (le imprese italiane pagano comunque un dazio all’entrata). Quello appena terminato non è che l’ennesimo episodio di una “guerra dei pomodori” che da diversi anni coinvolge Italia ed Australia, con i produttori di quest’ultimo Paese che accusano i nostri di esportare a prezzi più bassi dei costi di produzione interni.
Italia secondo produttore mondiale di conserve di pomodori…
Al di là del caso specifico appena ricordato, nel quadro degli scambi internazionali la casistica delle ritorsioni commerciali è vasta e ricollegabile spesso a chi detiene un posto di primo piano nello scenario globale. Come nel caso dell’Italia che, nell’ambito della produzione mondiale di conserve di pomodori, figura al secondo posto dopo gli Stati Uniti. Secondo il World Processing Tomato Council, nel 2016 il nostro Paese ha prodotto 5,2 milioni di tonnellate di pomodori da industria, contro gli 11,9 milioni degli USA, precedendo invece – seppur di poco – la Cina (5,15 milioni di tonnellate) e, più a distanza, la Spagna (quasi 3 milioni). L’Australia, in questa graduatoria, figura solamente al quindicesimo posto, con una produzione pari a 275mila tonnellate.
…e primo esportatore
Tuttavia, è proprio sul fronte degli scambi commerciali che l’Italia primeggia. Con 1,53 miliardi di euro di conserve di pomodoro esportate nel 2015, il nostro Paese emerge su tutti, pesando per il 37% sul valore globale degli scambi di questo prodotto. Staccati di diverse lunghezze figurano la Cina (839 milioni di euro), gli Stati Uniti (419 milioni) e la Spagna (356 milioni). Purtroppo questa leadership si sta progressivamente “erodendo”: tra il 2005 e il 2015, la quota di mercato dell’Italia è scesa dal 44% al 37%, mentre quella della Cina è cresciuta dal 13% al 20% e quella degli USA dal 5% al 10% (figura 1).
Figura 1 – Quota dell’Italia e dei top competitor sull’export mondiale di conserve di pomodoro (% sui volumi)
Fonte: elaborazioni su dati Uncomtrade.
Gli Stati Uniti crescono più di tutti nell’export
La diminuzione della nostra quota all’export mondiale non deriva da un calo delle nostre esportazioni che nel decennio sono comunque aumentate – in valore – di oltre l’80%. Il guaio sta nel fatto che i nostri diretti competitor hanno messo a segno delle progressioni spesso a tre cifre percentuali. Come nel caso degli Stati Uniti, le cui esportazioni di pomodoro trasformato sono più che quadruplicate (308%) o della Cina, aumentate del 240%. Se a questi incrementi aggiungiamo quelli di Spagna, Portogallo e Cile, tutti compresi tra un +130% e un +160%, allora, viene facile comprendere la riduzione della quota detenuta dall’Italia.
Dove crescono di più le esportazioni di pomodoro italiano
Oltre la metà del nostro export (53%) finisce in appena 5 mercati: Germania, UK, Francia, USA e Giappone, mentre il rimanente 47% si disperde ai quattro angoli del pianeta. Andando a vedere i Paesi di destinazione dove le nostre esportazioni sono cresciute di più rispetto alla media globale in questo ultimo decennio si scopre che tra questi figurano, tra gli altri, gli Stati Uniti e – guarda caso – l’Australia. In quest’ultimo mercato, infatti, il nostro export di conserve di pomodoro è aumentato del 122%. Tra i tanti numeri riportati nel presente approfondimento, forse quest’ultimo è proprio quello in grado di spiegare più di tutti le ragioni alla base di quella “guerra dei pomodori” citata all’inizio.
(© Osservatorio AGR)