La fine del lavoro in agricoltura?
Il futuro sarà l’agricoltura robotizzata? Questo interrogativo sta prendendo piede in tutto il mondo e animando un dibattito che sembra destinato ad essere molto acceso e divisivo. Il ricorso a macchine intelligenti per le lavorazioni in campagna è già, in molti casi, un processo in via di consolidamento. Gli esempi sono molti e vanno dai robot multi-braccio per la raccolta automatizzata delle fragole ai sistemi di “aspirazione” delle mele sperimentati in California; dai sistemi per l’alimentazione e la mungitura ormai molto diffusi in tutto il comparto zootecnico per arrivare a progetti pilota che vedono la completa assenza dell’uomo in tutte le fasi della lavorazione in campo. È questo il caso dell’esperimento partito in questi giorni nello Shropshire (UK), che partorirà i primi ettari di cerealicoltura hands free, in cui tutte le operazioni, dalla semina alla raccolta, saranno effettuate in assenza in intervento umano.
Robot e sistemi intelligenti sono del resto uno dei pilastri della prospettiva dello smart-farming richiamata in altri recenti approfondimenti e che oggi, in alcune aree del pianeta, trovano una spinta particolare. Questo accade soprattutto laddove il ruolo della manodopera può essere molto incidente (in particolare nelle produzioni orto-frutticole e nella zootecnia), oltre che nei casi in cui costo e reperibilità della manodopera possono rappresentare fattori particolarmente critici. Due dei contesti nei quali il tema “robot” trova più spazio (non solo in termini di sforzi sperimentali, ma anche nel dibattito settoriale) sono, non a caso, la California e il Regno Unito.
In entrambi i casi, il tema del lavoro sta diventando centrale. In California, territorio la cui agricoltura è forse quella che meglio rappresenta l’evoluzione dell’agricoltura USA, la forte specializzazione del settore, in particolare sul comparto del fresco, richiede una forte intensità di manodopera. Ma il suo costo rispetto a quello degli altri competitor internazionali e la difficoltà di reperirla rendono il tema centrale per le strategie di investimento dei grandi produttori ortofrutticoli californiani, già provati dalle criticità connesse alla scarsità idrica. Stesse motivazioni per la spinta alla meccanizzazione che sembra si stia producendo nel Regno Unito. Secondo molti analisti la Brexit sarà destinata a far aumentare le criticità connesse al lavoro in agricoltura soprattutto a causa della probabile svalutazione della sterlina che dovrebbe produrre un rallentamento sui flussi in entrata di forza lavoro. A rendere peraltro esplicito l’obiettivo di rafforzare il contributo dell’automazione nel Regno Unito è stato nelle scorse settimane Andrea Leadsom, segretario del Dipartimento “Food and Rural Affairs” che ha ipotizzato che nel breve e medio periodo la robotica potrebbe sostituire le migliaia di lavoratori europei che attualmente consentono di portare il cibo sulle tavole dei cittadini britannici. In effetti tra personale utilizzato in via continuativa nelle campagne e quello stagionale è probabile che i problemi connessi all’uscita dall’Europa privino l’agricoltura dell’isola di decine di migliaia di lavoratori. Questa eventualità, non così lontana nel tempo, sta producendo un crescente interesse verso la robotica. I cui avanzamenti sono stati negli ultimi anni straordinari: telecamere 3D e sensori consentono di valutare il grado di maturazione della frutta e particolari substrati organici in sostituzione della terra consentono di configurare al meglio i processi di automazione rendendo più uniformi i processi di trattamento e raccolta. Il freno alla diffusione dei robot nelle campagne è legato ai costi di investimento, ancora molto alti, ma sui quali si sta lavorando con molta intensità, come dimostrato dagli investimenti in ricerca e sviluppo in quest’ambito.
L’agricoltura ovviamente non è l’unico settore interessato dalle applicazioni della robotica. Si parla di questo tema come del probabile fulcro di quello che viene definito come il prossimo rinascimento tecnologico. Alle luci che potrebbero accompagnare questa ennesima rivoluzione industriale fanno eco le ombre di un cambiamento che sembrerebbe prefigurare quella “fine del lavoro” evocata dall’economista Jeremy Rifkin in un suo celebre saggio del 1995. Su questo argomento è intervenuto recentemente anche Bill Gates con la proposta di tassare l’automazione industriale per rallentarne gli impatti e consentire adeguati tempi di adattamento per la società.
(© Osservatorio AGR)