14 Ottobre
approfondimenti

Innovazione in agricoltura: cosa vuol dire oggi?

di Marcello De Rosa

Sfide future e innovazione

La declinazione del concetto di innovazione non è compito agevole oggi, visti i numerosi ambiti per i quali i percorsi innovativi possono trovare origine. Per conoscerne bene i contorni, infatti, è necessario partire dalle nuove sfide per l’innovazione lanciate nei documenti ufficiali della Commissione europea: tra queste ritroviamo temi classici e meno “tradizionali”. Tra i primi ricordiamo la sicurezza alimentare e l’integrazione della supply chain. Il tema del cibo e della sicurezza alimentare è sempre attuale e rappresenta un ambito di innovazione considerato rilevante dal consumatore, “sollecitato” da continui scandali alimentari. Rendere credibile un impegno sulla sicurezza alimentare comporta il pieno coinvolgimento di tutti gli attori della filiera. Ecco perché l’innovazione coinvolge aspetti di natura organizzativa.
Su questa traccia dell’innovazione si innescano le nuove sfide, che investono temi legati alla sostenibilità dei modelli di sviluppo agricolo, agroalimentare e rurale, come la preservazione della biodiversità, la produzione bioenergetica, la gestione delle risorse naturali, la lotta al cambiamento climatico e la vitalità economica dei territori rurali.

 

Diverse declinazioni di innovazione

Sulla scorta di quanto detto, possiamo affermare che esistono diversi tipi di innovazione:

  1. quella tecnologica, in cui entrano in gioco modelli di gestione sostenibile delle specie nocive (ad esempio attraverso l’incoraggiamento di metodi di lotta integrata o, meglio, biologica), l’agricoltura di precisione, i sistemi di produzione a ciclo chiuso;
  2. quella sociale, che si concretizza, da un lato, in una migliore capacità di organizzare le relazioni di filiera, con lo scopo di ridurre le perdite e gli sprechi, dall’altro, nel promuovere un processo di crescente assunzione di responsabilità da parte delle imprese agroalimentari nei confronti della collettività. Ma innovazione sociale è anche costruire modelli alternativi a quelli propri della globalizzazione, spesso organizzati su base locale, come ad esempio nuove relazioni urbano-rurale o costruzione di aree “rurbane” all’interno delle quali far circolare i prodotti in una prospettiva di riconnessione tra produttori (rurali) e consumatori (urbani).
  3. quella istituzionale, legata alle esigenze di adeguamento normativo e istituzionale che le evoluzioni precedenti determinano. In sostanza, le due precedenti tipologie di innovazione hanno bisogno di un meccanismo di accompagnamento di natura istituzionale, che supporti la transizione verso modelli sostenibili.

 

Il supporto istituzionale

L’articolazione degli ambiti dell’innovazione e, di conseguenza, dei soggetti preposti alla produzione, trasferimento e regolamentazione determina un meccanismo di co-creazione della conoscenza, ovviamente non sempre “pacifico”, ma spesso contestato e negoziato. Si tratta, infatti, di un modello multiattore e multilivello: ecco perché le istituzioni comunitarie hanno individuato un modello di interazione che riesca a connettere diversi soggetti e le diverse istituzioni preposte alla produzione e al trasferimento dell’innovazione. Basti pensare ai partenariati europei per l’innovazione nonché ai recenti programmi dell’UE sul tema dell’innovazione, citiamo per tutti Horizon 2020, i quali premiano la dimensione multi-attore e le esigenze di incorporare i valori sociali nella progettazione delle innovazioni.

 

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