Industria 4.0 e agricoltura di precisione
di Denis Pantini
Il 21 settembre il Governo ha presentato il Piano Nazionale Industria 4.0 a sostegno della cosiddetta manifattura digitale. Si tratta di un programma volto a supportare, fino al 2020 e con circa 13 miliardi di euro di incentivi, gli investimenti in innovazione e per la produttività dell’industria italiana attraverso la “digitalizzazione dei processi produttivi”, quel fenomeno cioè che passa sotto il nome di quarta rivoluzione industriale.
La quarta rivoluzione industriale e le differenze rispetto a quelle precedenti
Rispetto alle tre precedenti, la quarta rivoluzione industriale si differenzia per il fatto di non avere alla base una singola tecnologia rivoluzionaria ma un insieme di tecnologie abilitanti che si aggregano grazie ad internet dando vita in maniera sistemica a nuovi paradigmi produttivi. L’Internet of Things, i big data, il cloud, l’additive manufacturing, la robotica avanzata rappresentano tutte tecnologie abilitanti in grado di innovare non solo prodotti o processi ma soprattutto l’organizzazione delle imprese e il loro approccio ai mercati e ai clienti.
I settori coinvolti dalla quarta rivoluzione industriale
Sebbene oggi vi siano settori più avanzati nell’implementazione della manifattura digitale (come l’automotive o il farmaceutico), la quarta rivoluzione industriale riguarderà tutta la manifattura e, di conseguenza, anche i settori a monte e a valle direttamente collegati. La filiera agroindustriale, dall’agricoltura alla trasformazione industriale fino alla meccanica per il Food&Beverage ne sarà giocoforza coinvolta. Tale coinvolgimento sarà sicuramente graduale ma gli effetti che sarà in grado di produrre rischiano di stravolgere il sistema agroindustriale: basti pensare che la digitalizzazione permette una maggior flessibilità produttiva, consentendo anche alle grandi imprese la produzione in scala per piccolissimi lotti, con il rischio di azzerare così quel vantaggio competitivo da sempre riconosciuto alle nostre PMI alimentari. È vero però, dall’altro lato, che le nuove tecnologie potranno permettere anche alle piccole aziende recuperi di efficienza e competitività tipici delle economie di scala e come tali più consoni alle grandi dimensioni.
L’agricoltura di precisione
In questo contesto, l’agricoltura di precisione rappresenta indubbiamente la principale espressione di questo nuovo approccio tecnologico al sistema di gestione delle aziende agricole e come tale rispondente agli obiettivi della rivoluzione digitale calata sulla filiera agroindustriale: massima resa con il minor impatto ambientale. Diversi studi hanno stimato che entro cinque anni il mercato mondiale dei mezzi e degli strumenti per questo tipo di agricoltura arriverà a valere circa 4,5 miliardi di euro, di cui uno riferito al solo territorio europeo. I tassi annui di sviluppo di tale mercato saranno mediamente del 20% ed avranno l’effetto, tra i tanti, di consolidare il primato del ruolo di attori tradizionali (produttori di macchine agricole) ma soprattutto di far emergere quello di nuovi protagonisti fino a questo momento estranei al settore primario (multinazionali dell’ICT, big data companies, ecc.).
Un piano nazionale di sviluppo dell’agricoltura di precisione
Oggi si stima che solamente l’1% della SAU italiana sia interessata da sistemi di gestione tipici dell’agricoltura di precisione. L’obiettivo, dichiarato dal Ministro dell’Agricoltura Martina, è di portare questa percentuale al 10% entro cinque anni, attraverso la definizione di una strategia di investimento sull’agricoltura di precisione che dovrebbe vedere la luce – sotto forma di Piano Nazionale di Sviluppo – entro la fine dell’anno. Il piano dovrebbe poggiare i propri interventi sulle risorse messe a disposizione dalla nuova programmazione dei fondi europei, in particolare attraverso lo strumento dei Partenariati Europei per l’Innovazione (PEI), senza tralasciare gli incentivi agli investimenti già presenti nel Piano Industria 4.0 finalizzati alla ricerca e sviluppo delle tecnologie per agricoltura e agroalimentare, quali ad esempio le misure di sostegno agli investimenti come iperammortamento al 250% e superammortamento per acquisto di tecnologie 4.0 o quelli per favorire l’accesso delle imprese alla banda ultralarga.