8 Dicembre
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Indice dei prezzi alimentari in flessione e previsioni record per i raccolti

di Yari Vecchio

Mese di ottobre nel segno della negatività. Scende ancora l’indice dei prezzi dei prodotti alimentari della FAO che quota 175,8 punti, -0,6 punti in meno rispetto a ottobre e ben lontano dai picchi di febbraio 2011 (229,9).

 

Fig.1 Andamento annuale dell’indice dei prezzi alimentari

Fonte: FAO

 

Mercato del Latte

A pesare di più sul trend ribassista è il settore lattiero-caseario, che perde circa 4,9 punti percentuali (10.6 punti assoluti), confermando il trend negativo dopo il crollo di ottobre. Le cause sono diverse; le quotazioni del burro sono scese in media del -6% e quelle del latte intero in polvere in media del -5,43% nel mese di novembre.
Per quanto riguarda il mercato europeo invece, a perdere terreno è la quotazione del latte scremato in polvere. Le ragioni di tale contrazione sono dovute alla scarsa domanda e alle ampie scorte di intervento.

 

Fig. 2 – Prezzo mensile del settore lattiero-caseario

Fonte: FAO

 

Mercato dei Cereali

In base ai dati rilasciati dal Bollettino FAO sull’offerta e la domanda mondiale di cereali (il “Cereal Supply and Demand Brief), la produzione globale di cereali nel 2017 dovrebbe raggiungere nuovi record, superando i picchi già registrati nel 2016. Nonostante queste previsioni, l’indice dei prezzi cerealicoli fa registrare un lieve incremento (circa un punto). Da sottolineare però che la componente causa del rialzo è la quotazione del riso, mentre per quanto riguarda i prezzi del grano si registrano le prime flessioni.
Nel report Cereal Supply and Demand Brief della FAO si legge che “La produzione mondiale di cereali secondari è destinata a raggiungere un nuovo record, grazie all’espansione in Sud America e in Africa meridionale. La produzione di grano, invece, dovrebbe diminuire leggermente, calo dovuto principalmente ai minori volumi di raccolto previsti negli Stati Uniti, mentre la produzione mondiale di riso dovrebbe restare per lo più stabile”.
Le ultime stime della FAO parlano di un aumento dell’1,2% circa nell’utilizzo dei cereali nel 2018 (dato di consumo su base mondiale). Come accennato, ciò non dovrebbe causare forti ripercussioni sul mercato, dato che il 2018 dovrebbe stabilire il nuovo livello record degli stock.
Tenuto conto di tale scenario, nel bollettino la FAO continua dicendo: “Data l’ampia offerta per l’esportazione, la concorrenza tra i maggiori esportatori nel prossimo anno dovrebbe rimanere tesa, con l’espansione dei volumi di commercio mondiale di mais, di sorgo e di riso che compenserà il declino previsto per il grano”.
La nuova situazione potrebbe quindi rompere qualche equilibrio ormai consolidato.

 

Fig 3 – Quotazione mensile dell’indice del settore cerealicolo

Fonte: FAO

 

Cosa succede alle altre materie prime?

L’indice dei prezzi degli oli vegetali sale di 1,2 punti percentuali. A causare il rialzo, sono le quotazioni dell’olio di soia, mentre continua a scendere il prezzo dell’olio di palma, le cui previsioni su un aumento notevole delle produzioni hanno fatto flettere il prezzo.

 

Dopo l’eliminazione delle quote zucchero, anche questo settore cerca nuovi equilibri. Le quotazioni salgono del 4,5% rispetto al mese di ottobre principalmente a causa di un calo delle esportazioni del Brasile (il Brasile è il primo player mondiale per esportazioni) e per via delle preoccupazione circa il fatto che i prezzi stabili del petrolio possano portare a una maggiore produzione di questo per produrre etanolo.

 

L’indice dei prezzi della carne rimane per lo più stabile. I prezzi internazionali della carne suina e ovina sono diminuiti, mentre quelli della carne bovina sono aumentati. I prezzi del pollame rimangono invece stabili. La concorrenza intensa tra gli esportatori (dovuta ad un aumento dei quantitativi prodotti) e la contrazione della domanda sono la maggior causa del trend ribassista delle quotazioni dei suini degli ultimi mesi. I prezzi della carne bovina sono aumentati per il quarto mese consecutivo, dovuto per lo più alla riduzione dei volumi di offerta da parte dell’Oceania. Viceversa, l’aumento delle forniture di carni ovine (sempre in Oceania) ha spinto in basso le quotazioni per il terzo mese consecutivo.

 

Fig 4 – Quotazioni mensili per gli indici di carne, oli e zucchero

Fonte: FAO

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