26 Novembre

Il 2020 annus horribilis per gli apicoltori europei

Allarme del Copa-Cogeca. Perso il 40% del raccolto di miele nell’Ue. L’autosufficienza dei Ventisette scende al 64%; crescono importazioni e rischi di adulterazioni.

 

Ancora un anno in profondo rosso per gli apicoltori europei. Il 2020 ha lasciato in eredità un nuovo record negativo per il settore – scrive il Copa-Cogeca, l’associazione delle rappresentanze agricole e del sistema cooperativo dell’Ue – con una contrazione del 40% dei raccolti di miele stimata per l’insieme dei Paesi Ue.

 

Un risultato che ha determinato, quest’anno, un rilevante deficit d’offerta rispetto al fabbisogno comunitario, con il grado di autoapprovvigionamento sceso, a livello dei Ventisette, al 64%.

 

Sull’esito negativo dei raccolti 2020 hanno pesantemente influito le condizioni climatiche avverse e le conseguenti ripercussioni sulle fioriture (anche nelle durate) riscontrate in buona parte dei Paesi dell’Ue. Un ulteriore duro colpo per un settore – spiegano gli esperti – che già sconta da tempo profonde e fisiologiche distorsioni di mercato, testimoniate dalla volatilità dei prezzi e dalla variabilità delle rese produttive.

 

A influire sul bilancio negativo di quest’anno sono state soprattutto le piogge intense e i casi di inondazione che hanno coinvolto diverse aree dell’Europa centrale-orientale, dove si realizza una quota significativa della produzione continentale. Pesanti anche le ricadute della siccità, fenomeno che ha colpito invece soprattutto i paesi della fascia Sud europea.

 

Due ambiti territoriali, quelli dell’Europa orientale e meridionale, per i quali il Copa-Cogeca preannuncia un calo della produzione senza precedenti, con la mancanza pressoché totale di alcuni mieli, ad iniziare da quelli di acacia. Più in dettaglio – spiega l’analisi – la produzione ungherese, se rapportata ai livelli medi storici, ha riguardato appena il 10% del miele di acacia e il 30% del millefiori. In Austria gli operatori denunciano perdite produttive di entità eccezionale, con volumi scesi ai minimi da diversi decenni, ma riduzioni altrettanto significative si osservano in Portogallo, con l’80% di perdita rispetto ai potenziali del Paese, e in Italia, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno, dove la produzione ha subìto una contrazione tra il 70 e l’80%.

 

Il paradosso – scrivono ancora i rappresentanti del mondo produttivo europeo – sta nei dati di mercato, dal momento che a fronte di rese così deludenti i prezzi avrebbero dovuto se non altro mostrare una tendenza all’aumento. La dinamica è stata invece ribassista, con grande delusione per gli operatori, a causa dell’invasione di mieli di importazione, una situazione che ha reso il quadro ancora più complesso.

 

Senza strumenti adeguati a sostegno del settore il futuro degli apicoltori è in pericolo, ammonisce il Copa-Cogeca. Gli elementi più critici sono l’assenza di un solido sistema di etichettatura di origine e la massiccia interferenza sui mercati dell’Ue di mieli adulterati. Fenomeni, entrambi, che richiedono un urgente intervento normativo senza il quale gli apicoltori europei perderebbero qualsiasi convenienza a produrre miele di qualità.

 

Per Etienne Bruneau, presidente del gruppo di lavoro “Miele” del Copa-Cogeca, l’anno scorso nel pieno di una ennesima crisi di mercato era stato già elaborato un piano d’azione di emergenza sottoposto all’attenzione della Commissione europea.

 

In gioco è la sopravvivenza di 650.000 apicoltori, con un patrimonio consolidato di 18 milioni di alveari (10 milioni sono gestiti da operatori che dal settore traggono una parte significativa del loro reddito), il cui ruolo a difesa degli ecosistemi europei non può essere ignorato delle istituzioni se non a costo di gravi danni ambientali.

 

Le proposte riguardano l’estensione dei regimi di sostegno previsti per le produzioni animali, nei circuiti latte e carni, a quello apistico, con l’adozione di misure ad hoc di gestione del rischio, di prevenzione delle crisi di mercato e di promozione sul mercato domestico e nei paesi extra-Ue, oltre all’adozione di un sistema di indicazione di origine per i mieli comunitari e di controlli più incisivi sui prodotti importati dai Paesi terzi.

 

In base ai dati più recenti, l’Unione europea è il secondo produttore e il primo importatore di miele a livello mondiale. L’apicoltura, profondamente radicata nelle zone rurali, è praticata in tutte le nazioni dell’Ue, anche se il grosso dei volumi fa riferimento ad otto paesi rappresentati da Romania, Spagna, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Francia e Grecia.

 

In Italia – secondo i dati diffusi dall’Osservatorio nazionale del miele – il 2020 è stato un anno di grandi delusioni e di rilevanti perdite economiche per gli apicoltori. Significativi anche i fenomeni di spopolamento e di moria delle api, riconducibili – a detta degli operatori – all’uso spesso improprio dei prodotti fitosanitari, riscontrati soprattutto nelle coltivazioni del nocciolo e del mais.

 

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