17 Ottobre

I risicoltori dettano la ricetta anticrisi

I lavori del 3° Forum europeo promosso dall’Ente risi. Salvaguardia automatica e aiuti accoppiati nella nuova Pac per rilanciare gli investimenti nell’Unione Europea. Riso baluardo contro i cambiamenti climatici e l’impoverimento dei suoli e delle risorse idriche

 

Centrati gli obiettivi della clausola di salvaguardia contro l’invasione di risi cambogiani e dell’extra-budget per rafforzare la promozione del prodotto europeo, i risicoltori dell’Ue si riprendono i riflettori con il terzo Forum europeo del riso.

 

Promosso dall’Ente nazionale risi, il simposio, tenutosi a Bruxelles l’8 ottobre scorso, ha registrato la partecipazione dei delegati di tutti i paesi produttori e di numerosi europarlamentari che seguono più da vicino le problematiche della risicoltura europea.

 

Diversi i punti all’ordine del giorno: dal rafforzamento delle norme sull’applicazione della salvaguardia, con la proposta dell’inserimento di automatismi correlati alle dinamiche dell’import dai Paesi meno avanzati (Pma), al mantenimento dell’aiuto accoppiato nella nuova Pac (Politica agricola comune). Tra le priorità indicate da esperti e operatori anche l’armonizzazione delle norme commerciali e l’inserimento del riso tra i “prodotti sensibili” nei negoziati con i Paesi extraeuropei.

 

In questa terza edizione del Forum – rileva l’Ente risi – si è registrata una condivisione unanime su tutti i punti, dalla lotta alle importazioni alla difesa del settore nella riforma della Pac, senza dimenticare l’importante tema dell’etichettatura d’origine. Sancito inoltre il ruolo ambientale della risicoltura europea, quale elemento di garanzia per la conservazione del paesaggio e della biodiversità, per il contrasto ai cambiamenti climatici, per la salvaguardia delle risorse idriche e per la funzionalità dei suoli.

 

Seppure strategica per l’Unione europea, la risicoltura, che coinvolge 414.000 ettari di superfici, per il 52% concentrati in Italia e per un altro 26% in Spagna (nella lista dei produttori europei rientrano con quote inferiori anche Portogallo, Grecia, Francia e alcuni paesi dell’Est), attraversa una fase storica particolarmente critica. La concessione di nuovi contingenti di importazione a dazio zero e la completa liberalizzazione delle importazioni dai Pma hanno determinato, da alcuni anni, la saturazione del mercato e la conseguente riduzione dei prezzi e delle superfici investite.

 

Si osserva inoltre con crescente preoccupazione – denunciano i risicoltori – un incremento delle importazioni di risi Japonica lavorati provenienti dal Myanmar che gode, nei rapporti commerciali con l’Unione europea, della totale esenzione dai dazi doganali. Basti considerare che nell’annata 2018/19 le importazioni Ue di questa tipologia di risi si sono arrampicate fino a 86.000 tonnellate, triplicando rispetto alle 27.000 tonnellate della campagna precedente.

 

Solo l’adozione di misure di salvaguardia urgenti da parte di Bruxelles potranno fugare il rischio di una nuova crisi di mercato, considerando tra l’altro che i risi Japonica rappresentano tre quarti della produzione europea e la stragrande maggioranza dell’offerta di risi nel panorama varietale italiano.

 

Per quanto attiene alla nuova Pac, i risicoltori europei, come accennato, hanno convenuto sulla necessità di mantenere un sostegno accoppiato per il riso (vale a dire un aiuto specifico), tenuto conto della sua peculiarità e dei costi di produzione più elevati rispetto agli altri cereali.

 

Piena convergenza anche sulla reciprocità nelle regole sull’uso degli agrofarmaci tra i paesi dell’Ue e tra l’Ue e i Paesi terzi. Al riguardo, le eventuali modifiche in corso d’opera o la revoca dei livelli massimi di residui non dovranno impedire la commercializzazione dei risi già trattati con il principio attivo oggetto di limitazione, per evitare inutili sprechi alimentari e gravi perdite economiche a carico degli operatori del settore.

 

Interessante la proposta di costituire un fondo assicurativo per gli operatori (agricoltori, commercianti e riserie) finalizzato a compensare il divieto della commercializzazione dei prodotti, a seguito di modifiche o revoche dei livelli massimi di residui. Uno strumento contro il cosiddetto “rischio istituzionale e legislativo”, nell’ottica dell’approccio “olistico” della gestione del rischio in agricoltura suggerito dall’Ocse, con l’estensione della copertura a fattori esogeni in grado di impattare significativamente sulle performance aziendali, ma non assoggettabili al controllo dell’imprenditore agricolo.

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