Grano duro, risalgono i prezzi nella campagna 2021-2022
Le quotazioni nelle borse merci mantengono il trend al rialzo, ma sui raccolti le stime restano incerte e la siccità taglia le rese in Puglia.
Parte con il vento in poppa la nuova campagna di commercializzazione del grano duro. Dopo un avvio sostenuto, i prezzi hanno confermato, a operazioni di trebbiatura ormai concluse nelle regioni del Centro-Sud, il trend positivo di inizio stagione, peraltro in un quadro di incertezza sugli esiti del raccolto 2021 associato alla siccità, che ha colpito soprattutto le produzioni di Puglia e Basilicata.
Sulla piazza di Foggia, mercato di riferimento per l’oro giallo di cui i pastifici sono i principali utilizzatori finali, l’ultima sessione di borsa ha chiuso ancora con un aumento dei prezzi: le quotazioni, relativamente ai grani con garanzie di proteine, hanno toccato punte di 320 euro/tonnellata, mentre i frumenti biologici sono stati scambiati fino a 340 euro, spuntando un «sovrapprezzo» di 20 euro/tonnellata rispetto al prodotto convenzionale.
Per Italmopa (industria molitoria), la produzione di frumento duro potrebbe registrare quest’anno, sotto il profilo quantitativo, un recupero rispetto ai volumi del 2020. Previsioni che appaiono però in netto contrasto con quelle formulate dalle organizzazioni agricole, che preannunciano, al contrario, una flessione delle rese medie unitarie.
In Puglia, regione in cui si concentra il grosso della produzione nazionale con 360.000 ettari destinati alla coltivazione del frumento duro, è prevedibile un calo del raccolto del 45% sull’anno scorso, stima la Coldiretti. Il fattore climatico, in un’annata particolarmente sfavorevole contraddistinta dalla doppia morsa del gelo e della siccità, ha lasciato un segno tangibile sui rendimenti in campagna, scesi fino a 12 quintali per ettaro (circa la metà del potenziale), senza tuttavia intaccare la qualità della granella.
Nella provincia di Bari, osserva ancora l’organizzazione agricola, si riscontrano perdite fino al 60%, mentre nel Foggiano emerge un quadro differenziato tra zone irrigue e ambiti produttivi sprovvisti di accesso alla risorsa idrica. Un quadro composito che non cambia comunque il segno delle stime, in previsione di una diminuzione fino al 35% della produzione provinciale.
A livello nazionale, le proiezioni di Italmopa preannunciano, come accennato, una crescita quantificata per ora attorno al 10%, in un contesto comunque disomogeneo a livello regionale. Se la Puglia, dettaglia in una nota la rappresentanza industriale, potrebbe accusare una contrazione rispetto al dato produttivo del 2020, gli esiti dei primi monitoraggi restituiscono un bilancio positivo sia in Sicilia sia nelle altre aree più produttive del Centro-Nord, che includono anche l’Emilia-Romagna.
La produzione nazionale – scrive ancora Italmopa – resta comunque deficitaria per circa il 30% del fabbisogno interno. Un gap che motiverebbe il ricorso ai prodotti di importazione, soprattutto a favore dei grani canadesi, di cui l’Italia l’anno scorso ha quasi raddoppiato gli acquisti (da 793.000 tonnellate a oltre un milione e mezzo).
Dal Nord America arrivano intanto notizie negative. Il raccolto di Ottawa, a parità di superfici seminate, dovrebbe subire quest’anno una riduzione di circa il 9%, stima il Ministero dell’agricoltura canadese. Ma il risultato finale potrebbe essere anche peggiore, considerando i possibili effetti dell’emergenza in cui versano diverse province canadesi per la grave ondata di siccità.
A livello mondiale è prevista una crescita di oltre 2 milioni di tonnellate, a 35,9 milioni, stimano gli analisti dell’International grains council. L’Italia, che nell’Ue mantiene il primato produttivo, dovrebbe realizzare quest’anno un raccolto di poco più di 4 milioni di tonnellate. Le semine avrebbero riguardato un’estensione di 1,3 milioni di ettari, in crescita rispetto alla scorsa campagna, ma il dato più incerto è quello sulle rese, che l’anno si sono attestate mediamente poco sopra la soglia dei 30 quintali per ettaro.
Da rilevare, dopo lo sprint del 2020, nel pieno dell’emergenza sanitaria, un rallentamento delle esportazioni di paste, che potrebbe anche interferire con gli sviluppi della campagna di commercializzazione del grano: le vendite all’estero, nel primo trimestre 2021, si sono ridotte del 12% su base annua, dopo il balzo del più 14% archiviato nell’intera annata 2020.