Gestione del rischio, poche le aziende agricole che beneficiano del sostegno Ue
La Relazione della Corte dei conti europea rivela un sottoutilizzo degli strumenti di risk management in agricoltura. Ancora troppe diversità sia a livello territoriale sia di comparti produttivi.
Gli strumenti di gestione del rischio in agricoltura presentano nell’Ue diverse criticità, riassumibili in un sottoutilizzo, rispetto ai potenziali, e in un impiego disomogeneo. Lo rileva la Corte dei conti europea nella Relazione speciale n. 23/2019 pubblicata nei giorni scorsi.
Secondo i magistrati contabili gli strumenti Ue a sostegno delle polizze assicurative contro le perdite di reddito e di produzione hanno raggiunto solo in parte gli obiettivi attesi e il loro impiego, in ambito comunitario, appare ad oggi ancora molto modesto e difforme sia a livello territoriale che di comparti produttivi.
A giudizio della Corte, la Pac offre una gamma completa di strumenti per accrescere la resilienza degli agricoltori europei. I pagamenti diretti, che muovono ogni anno una massa finanziaria di 41 miliardi di euro, hanno un impatto significativo sulla stabilizzazione del reddito, coinvolgendo 6,4 milioni di agricoltori. Ma la politica agricola comune si è dotata anche di strumenti di prevenzione dei rischi, nell’ambito di un più moderno approccio al risk management, che non registrano però la stessa diffusione e capillarità.
Inoltre, osserva la Corte, alcune misure potrebbero determinare il pagamento di compensazioni eccessive, mentre i risarcimenti cosiddetti «ex post», compensativi dei danni alle coltivazioni causati da eventi meteorologici estremi, potrebbero confliggere con la necessità di sostenere un maggiore ricorso agli strumenti di prevenzione dei rischi, a partire dalle polizze assicurative.
Più in generale – riporta la Relazione – il ricorso al sostegno Ue per la sottoscrizione di contratti assicurativi contro i rischi climatici resta limitato a pochi soggetti. In sostanza i benefici di questa misura risultano circoscritti a un ridotto numero di agricoltori, il che solleva dubbi sul valore aggiunto di tale sostegno.
Dai dati raccolti nei due Stati membri che ricorrono maggiormente a questo strumento, rappresentati da Italia e Francia, emerge inoltre che una quota rilevante del sostegno Ue è riconducibile a un solo settore, relativo alle produzioni vitivinicole.
Esiste altresì un rischio di «effetto inerziale» – prosegue la Corte dei conti – associato a questo strumento, con gli agricoltori assicurati che potrebbero essere meno incentivati ad applicare una strategia imprenditoriale più resiliente e di adattamento alle nuove condizioni climatiche dalla certezza di percepire un risarcimento in caso di danni alle colture.
A livello nazionale, gli Stati membri hanno elaborato diverse strategie per la gestione del rischio in agricoltura. Sette Stati finanziano i propri sistemi nazionali di sostegno assicurativo (Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Spagna, Lussemburgo, Polonia e Slovenia). Tutti gli Stati membri forniscono sostegni “ex post” in caso di eventi catastrofici (in risposta alla siccità del 2018, Germania, Francia, Polonia e Svezia hanno indennizzato i propri agricoltori con fondi nazionali), solo tre Stati (Francia, Italia e Portogallo) hanno attivato i fondi di mutualizzazione e due (Italia e Ungheria) lo strumento di stabilizzazione del reddito (Ist).
Nel periodo 2014-2020, il 91 % della spesa programmata per gli strumenti di gestione del rischio ha riguardato, tuttavia, il solo sostegno alle polizze assicurative.
Altro aspetto rilevato dalla Corte è che più di un terzo degli agricoltori è assicurato, ma tra questi, solo l’8% riceve un sostegno Ue nell’ambito del secondo pilastro (principalmente attraverso un’assicurazione sul raccolto e in prevalenza in Francia, Ungheria, Lettonia e Italia), mentre sono molto più numerosi gli agricoltori che sottoscrivono un contratto assicurativo con fondi propri o con contributi nazionali.
La Corte ha rilevato che in Francia 5,2 milioni di ettari erano assicurati contro la grandine (per lo più senza sostegno) nel 2017 e 4,7 milioni erano coperti da un’assicurazione multirischio cofinanziata dall’Ue. In Germania, risultavano assicurati contro la grandine circa 8 milioni di ettari, ma per lo più senza l’aiuto pubblico.
Lo scarso ricorso al sostegno assicurativo nell’ambito del secondo pilastro e l’elevato numero di agricoltori che opta per una polizza monorischio non sovvenzionata – si legge ancora nella Relazione – pongono interrogativi sul valore aggiunto degli aiuti Ue.
Un ostacolo alla diffusione di tali strumenti sono verosimilmente i sistemi e i processi, troppo complessi, stabiliti dalle autorità nazionali per gestire il sostegno pubblico per l’assicurazione. Un esplicito invito, agli Stati membri, a semplificare le procedure, riducendo il carico burocratico e i costi amministrativi, anche come possibile viatico per una maggiore diffusione delle polizze assicurative in agricoltura.
Tra le raccomandazioni rivolte alla Commissione europea, la Corte sottolinea l’esigenza di scoraggiare «comportamenti inerziali» da parte delle aziende assicurate, valutando ad esempio l’opportunità di condizionare il sostegno Ue all’impiego di pratiche agricole di riduzione dell’esposizione ai rischi e di mitigazione dei danni climatici, ricorrendo per esempio all’uso di colture più resistenti.