Frutta, export ancora con il freno tirato nel 2019
Meno 7,5% il fatturato all’estero nei primi tre trimestri. Crolla il saldo attivo della bilancia ortofrutticola nazionale (-84% in un anno). Fruitimprese, bisogna superare le frammentazioni nell’Unione Europea per invertire la rotta.
La richiesta di apertura di un tavolo di crisi al Ministero delle politiche agricole è già stata avanzata dai rappresentati del mondo ortofrutticolo nazionale. Lo scopo è coagulare gli sforzi a tutti i livelli, pubblici e privati, per ristabilire un po’ di fiducia tra gli operatori e attivare ogni possibile strumento di contrasto rispetto a una situazione che ha assunto ormai un carattere di emergenza.
I nodi sono troppi, anche per un settore abituato ad affrontare crisi di mercato ricorrenti. I danni alla produzione inferti dagli attacchi da cimice asiatica, che hanno comportato perdite, soprattutto nel comparto delle pere, per un valore di 588 milioni di euro secondo le stime ufficiali, si affiancano a un’evidenza statistica fatta di numeri quasi tutti negativi, anche sul versante dell’export.
Le riduzioni di fatturato oltre confine, causate da una caduta dei prezzi registrata per diversi prodotti di punta del made in Italy, hanno quasi azzerato il saldo positivo della bilancia commerciale ortofrutticola. Ma il fenomeno sembra coinvolgere solo le imprese italiane, tra i big europei. Altri competitor, ad iniziare dalla Spagna, stanno aumentando al contrario il loro giro d’affari all’estero, sia pure in un contesto di forte pressione concorrenziale anche dai paesi extra-Ue, in particolare nordafricani.
Quanto basta per scoraggiare le realtà produttive soprattutto di piccole dimensioni, spingendole all’abbandono. E chi dismette gli impianti (sarebbe già stato perso circa il 5% della superficie frutticola, dopo il pessimo bilancio produttivo e commerciale dell’ultima annata) lo fa per non tornare più indietro.
Va anche considerato che la risposta di Bruxelles all’emergenza cimice asiatica non sembra andare incontro alle esigenze del sistema produttivo italiano, come affermato dalla stessa ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova in riferimento alla mancata autorizzazione dell’Ue all’utilizzo del chlorpyrifos-methyl, ritenuto al momento l’unico rimedio fitosanitario contro la cimice asiatica.
I dati relativi alle esportazioni confermano che il comparto più in crisi è proprio quello frutticolo, che all’estero sviluppa il maggiore giro d’affari.
Serve un coordinamento a livello europeo sulle barriere fitosanitarie se si vuole rilanciare il settore, afferma Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, l’Associazione che riunisce gli operatori del trade ortofrutticolo. Solo una strategia comune e non frammentata come quella attuale, che genera squilibri sia nell’accesso ai mercati sia sul piano competitivo tra paesi membri dell’Unione europea, potrà ridare ossigeno anche alle esportazioni italiane che subiscono da troppo tempo le ricadute di una burocrazia lenta e improduttiva.
I dati al riguardo sono eloquenti. Tutta l’ortofrutta italiana è riuscita oltre confine a esprimere un giro d’affari di 3,1 miliardi di euro nel bilancio dei primi tre trimestri del 2019. Su base annua si osserva una riduzione del 4,2% che fa il paio con il meno 6,3% archiviato nel 2018. Due anni di export con il freno tirato a riprova delle difficoltà di un settore che sconta, come accennato, la grave crisi in cui versa da tempo il comparto frutticolo. Si consideri, al riguardo, che il 2018 aveva chiuso i battenti con un incasso in calo dell’11% su base annua. E che le ultime evidenze statistiche, aggiornate a settembre 2019, restituiscono una fotografia analoga, con il giro d’affari associato alle vendite all’estero di frutta fresca che si è contratto del 7,5%, a 1,6 miliardi di euro.
Il segno meno compare anche sul dato di agrumi (-6,8% rispetto ai primi tre trimestri del 2018), frutta secca (-1,3%) e frutta tropicale (-1,7%), mentre gli ortaggi hanno sperimentato da gennaio a settembre del 2019 un mini recupero del fatturato, con un aumento dell’1,1%.
Da rilevare che sul fronte delle importazioni i dati Istat, elaborati da Fruitimprese, segnalano un 10,8% di crescita che ha spinto la spesa oltre la soglia dei 3 miliardi di euro. Il saldo della bilancia commerciale resta in attivo, ma il surplus valutario è sceso a 85 milioni di euro, facendo segnare in un anno una contrazione dell’84%.