Fallisce il tentativo di Kraft-Heinz di prendersi con Unilever
di Fabian Capitanio
A tenere banco in questi giorni tra i discorsi degli analisti del mercato è stata l’offerta avanzata da Kraft-Heinz per l’acquisizione di Unilever. Un’offerta importante. 143 miliardi di dollari per chiudere quella che sarebbe stata una delle più importanti operazioni industriali del settore alimentare degli ultimi anni. Non solo per gli importi in ballo, ma soprattutto per l’importanza strategica che il matrimonio tra il gigante a stelle e strisce del ketchup (e molto altro) Kraft-Heinz e l’anglo-olandese Unilever potrebbe avere per il futuro assetto del settore.
La Kraft-Heinz è stata, del resto, il recentissimo (2015) risultato di un altro eccellente merge, quello tra la Kraft, con base in Illinois, e la Heinz, di origini tedesche ma il cui nome è legato alla città di Pittsburgh. Questo ulteriore sodalizio avrebbe portato alla creazione del più grande gruppo mondiale in campo alimentare, per un valore che complessivamente sfiora i 250 miliardi di dollari e con ricavi superiori ai 70 miliardi. Numeri che, se realizzati, avrebbero consentito al nuovo gruppo di sostituire l’attuale capifila, Nestlé, nel ranking mondiale dei giganti del food. L’assalto per ora sembra essere stato respinto, dopo la seconda offerta respinta. Ma secondo gli analisti la partita non è chiusa. Occorrerà vedere quanto il gruppo anglo-britannico resisterà. Se l’offerta dovesse salire ancora e Unilever cedere, saremmo di fronte ad una delle più grandi acquisizioni della storia, forse la seconda dopo quella che nel 2000 ha visto protagonisti Vodafone e la tedesca Mannesmann.
Il tentativo si inserisce, peraltro, in un trend che sembra si stia consolidando come effetto del post Brexit. La proiezione alla svalutazione della sterlina sta innescando diverse operazioni. Dall’esito del referendum britannico, che il 23 giugno scorso ha sancito l’imminente uscita del Regno Unito dall’Unione europea, ad oggi, abbiamo già assistito, infatti, all’offerta dell’americana Fox per una quota importante di Sky e all’importante acquisizione (valore intorno ai 24 miliardi di dollari) della ARM Holding (famosa per gli omonimi processori) da parte della giapponese Softbank.
Se il matrimonio tra i due colossi alimentari dovesse, in futuro, davvero celebrarsi, il nuovo gigante dell’alimentare conterebbe su oltre 210mila dipendenti e controllerebbe circa il 3% del mercato mondiale dei prodotti alimentari confezionati, con quote di mercato superiori al 50% in diversi specifici segmenti. Il gruppo farebbe un considerevole balzo in avanti nella speciale classifica dei più importanti gruppi economici stilata annualmente da Forbes, muovendosi dall’attuale posizione n. 281 del ranking mondiale detenuta da Kraft-Heinz per arrivare intorno alla trentesima. Un nuovo gigante dell’agroalimentare che controllerebbe una galassia di importantissimi marchi che quotidianamente popolano il nostro carrello della spesa (dalle salse ai saponi, dal tè al formaggio fuso). Con una copertura geografica straordinaria: infatti l’unione dei due ricchi portafogli di prodotti consentirebbe di unire alla forte presenza di entrambi i gruppi sui mercati tradizionali del Nord America e dell’Europa lo specifico consolidamento nei Paesi emergenti di cui Unilever è stato protagonista negli ultimi anni.
Per ora Unilever ha rifiutato il matrimonio, dichiarando di non avere interessi finanziari e strategici alla chiusura dell’operazione. Il mercato aveva invece scommesso sulla riuscita dell’operazione. I titoli dei due gruppi sono, infatti, volati in borsa nei giorni precedenti il ritiro dell’offerta. Unilever ha fatto registrare un guadagno di oltre il 12%, mentre Kraft-Heinz di poco superiore al 7%.