Export oltre i livelli pre-pandemia per i salumi italiani
Assica: nel primo semestre di quest’anno il fatturato estero sfiora quota 850 milioni di euro (+13% sullo stesso periodo del 2020). È boom di vendite in Usa.
L’industria dei salumi italiani dribbla la crisi e viaggia all’estero con il vento in poppa. Le esportazioni, nella prima metà di quest’anno, sono balzate sopra i livelli pre-pandemia, con 91.000 tonnellate spedite oltre confine e con un fatturato che ha già sfiorato la soglia di 850 milioni di euro.
Dati addirittura sopra le attese che l’Assica, l’associazione industriale del settore, commenta con soddisfazione nelle parole del presidente Ruggero Lenti, che parla di “grande capacità di reazione del settore di fronte a quella che è stata la crisi peggiore dal dopoguerra ad oggi”.
I dati Istat riferiti al semestre gennaio-giugno 2021 restituiscono performance di tutto rispetto: a volume le vendite all’estero hanno registrato una crescita di oltre il 16% su base annua, con il giro d’affari che ha sperimentato nello stesso periodo un più 13%.
Progressi che hanno riportato le esportazioni di salumi italiani su livelli superiori di circa il 5% in quantità e del 15% in valore a quelli del primo semestre 2019, quando l’emergenza sanitaria non aveva ancora trascinato nella crisi l’economia mondiale.
I dati di dettaglio – spiega l’Assica – mostrano sviluppi positivi su tutta la linea dei salumi italiani, con crescite significative, soprattutto a volume, che le evidenze statistiche quantificano tra il 7% di mortadella e wurstel e il 26% dei prosciutti cotti.
Se l’UE resta il principale mercato di riferimento, grazie soprattutto agli acquisti di Germania e Francia, a correre in questo primo semestre sono state soprattutto le vendite verso i Paesi terzi, con maxi-aumenti in Usa e forti progressi in Svizzera e Canada.
Oltre Atlantico, in particolare nel mercato a stelle e strisce, le esportazioni di salumi italiani hanno raggiunto a giugno scorso la ragguardevole cifra di 7.000 tonnellate, per un incasso di circa 76 milioni di euro, numeri che attestano incrementi, anno su anno, del 66% in quantità e del 48% a valore. Decisivi i progressi dei prosciutti crudi, i cui volumi sono aumentati del 46%, ma la crescita è stata addirittura a tripla cifra per salami, mortadella e prosciutti cotti.
Anche in Canada il bilancio di questi primi sei mesi è ampiamente positivo per l’export della salumeria tricolore, seppure con aumenti meno eclatanti rispetto a quelli degli Usa, ma sempre a due cifre.
Qualche palese difficoltà di tenuta si è riscontrata invece sul mercato britannico dove le esportazioni, per le complicazioni di Brexit che hanno fortemente condizionato le attività nel primo trimestre, hanno archiviato nel bilancio dei sei mesi un leggero aumento per flussi fisici ma una flessione del 2,4% in valore.
Va comunque evidenziato che il mercato UK, nonostante qualche incertezza, resta in assoluto il più rilevante tra quelli extra-UE, con un export di oltre 7.500 tonnellate e un incasso superiore a 81 milioni di euro per le imprese del settore.
Nel perimetro dell’Unione Europea, area in cui l’Italia realizza due terzi del fatturato generato dall’export di salumi, spiccano il più 9% (sempre a valore) della Germania e il 7% di crescita del mercato francese, a corollario di un semestre che ha lasciato il segno più, per volumi e fatturati, anche in Belgio, Austria e Spagna.
Tutto questo – spiega ancora Lenti – in una fase tutt’altro che agevole per il commercio internazionale, che ha visto ancora i governi di quasi tutti i paesi alle prese con le problematiche del Covid e con le restrizioni imposte dalla necessità di prevenire i contagi.
Intanto, anche il mercato domestico sta dando segnali di forte dinamismo, con un 4,1% in più di vendite da parte della grande distribuzione nei primi nove mesi di quest’anno.
Crescono nei volumi il banco taglio e il libero servizio, mentre tra i diversi canali a spingere sono soprattutto i discount (+2%) e l’e-commerce (+1,3%), a scapito principalmente degli ipermercati (-2,1%).
Anche nel comparto dei salumi, come per altre referenze del largo consumo alimentare, si osserva una tendenza alla crescita nelle fasce di prezzo più estreme. Avanzano sia il super Premium, la fascia top che rappresenta il 12,9% delle vendite di reparto, ma si affermano anche i prodotti a basso prezzo, che concentrano un altro 25% circa di quota.