16 Luglio

Decreto Rilancio, niente sgravi sul lavoro per le imprese ortofrutticole

Salvi (Fruitimprese): esclusione incredibile e inaccettabile per la seconda voce dell’agroalimentare italiano.

 

L’ortofrutta resta esclusa dalla lista dei comparti agroalimentari maggiormente colpiti dalle ricadute economiche della pandemia di Covid-19.

Il decreto Rilancio (decreto legge 19 maggio 2020, n. 34), licenziato nei giorni scorsi dalla Camera dei deputati, ha destinato, grazie a un emendamento del Ministero delle politiche agricole, un assegno di 426 milioni di euro all’esonero dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori di lavoro per i primi sei mesi del 2020.

Il punto è che, nel definire il raggio d’azione, il testo circoscrive gli aiuti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole (produzione di birre, ndR), cerealicole, florovivaistiche e vitivinicole, nonché ai settori dell’allevamento, dell’ippicoltura, della pesca e dell’acquacoltura.

Un provvedimento, dunque, che punta concretamente a ridurre il costo del lavoro a carico delle imprese, ma dal quale, come accennato, resta esclusa l’ortofrutta, un comparto di punta dell’agroalimentare, che esprime annualmente una produzione di 24 milioni di tonnellate e una Plv di oltre 12 miliardi di euro (il 30% del totale), secondo le stime del Cso, il Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara.

 

È incredibile e inaccettabile che l’ortofrutta sia stata esclusa, ha dichiarato Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, l’Associazione che riunisce buyer ed esportatori del settore.

“Come Fruitimprese – ha aggiunto – siamo impegnati da sempre per far recuperare competitività alle nostre imprese e per rilanciare l’export di ortofrutta, seconda voce delle nostre esportazioni agroalimentari, e da sempre chiediamo che si intervenga sul costo del lavoro con sgravi contributivi che permettano la sua riduzione e diano un migliore ritorno economico ai produttori”.

 

In una nota trasmessa alla stampa, l’Associazione ricorda che nelle fasi 1 e 2 dell’emergenza sanitaria, le imprese del sistema ortofrutticolo, al fine di garantire le forniture quotidiane di prodotto in condizioni di sicurezza, hanno dovuto adattare le linee di lavorazione e adeguare gli ambienti di lavoro, sostenendo un aggravio dei costi dell’ordine del 25-30%.

Se in una prima fase, quella del lockdown, il settore, peraltro limitatamente ad alcuni prodotti, come arance, limoni e mele, ha beneficiato di una buona richiesta da parte dei consumatori finali, i danni da Covid si sono comunque sentiti. Già da giugno – informa Fruitimprese – i consumi hanno subìto una brusca inversione di tendenza che ha annullato i vantaggi iniziali.

 

Da rilevare che il mercato della frutta estiva è anche condizionato da un forte calo produttivo cui non corrisponde una adeguata remunerazione in termini di prezzi.

“Probabilmente – prosegue Salvi – non abbiamo spiegato in modo chiaro alla distribuzione moderna e al mercato la situazione di emergenza che sta vivendo la produzione. Sono diversi anni che si verificano situazioni climatiche avverse, cui si aggiunge il flagello della cimice e di altre fitopatie. Un quadro di eccezionale convergenza di criticità che sta sconvolgendo il settore”.

 

Il settore non sembra brillare neanche oltre confine. L’anno scorso il saldo attivo con l’estero ha subito un dimezzamento. Il fatturato ha confermato il livello del 2018, quantificato dall’Istat attorno a 4,6 miliardi di euro, mentre la spesa per le importazioni è aumentata dell’11%, spingendosi a 4,2 miliardi.

Il primo trimestre 2020 ha mostrato un’accelerazione dell’export, ma esclusivamente di matrice inflattiva. Se si guarda ai volumi le vendite all’estero hanno subìto infatti una contrazione del 5%, mentre in valore, grazie all’effetto spinta dei prezzi, il trimestre ha chiuso con un progresso del 7% su base annua.

Di fronte a questi numeri “ci attendiamo – ha detto Salvi – per un concreto rilancio del nostro export una svolta politico-diplomatica che supporti le imprese nell’apertura dei nuovi mercati dell’Asia, dell’Estremo Oriente e del Centro America.

Stesso auspicio – conclude l’Associazione – per “un progetto di rilancio dei consumi nazionali che riconosca all’ortofrutta il ruolo e i benefici per la salute dei consumatori, in un quadro di sicurezza alimentare e di dieta mediterranea”.

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