Clima estremo: le polizze tradizionali non bastano più
Ispra, nel 2018 temperature record in Italia. La monorischio grandine non è sufficiente a fronteggiare i cambiamenti climatici, ma servono l’estensione del raggio di copertura e l’ampliamento della base assicurata per dare un futuro «sostenibile» alle polizze agricole.
Clima e agricoltura sono da sempre due facce della stessa medaglia. Due elementi in stretta simbiosi da valutare e considerare soprattutto in ottica preventiva.
A inizio campagna non è semplice per l’agricoltore la scelta del «pacchetto» assicurativo, nel momento della sottoscrizione di una polizza agevolata contro le avversità atmosferiche.
Sono combinazioni di rischi che i piani assicurativi agricoli nazionali, approvati annualmente dal Ministero delle Politiche agricole, fissano per la campagna, stabilendo il numero minimo e i possibili incroci tra avversità assicurabili.
Si va dalla copertura «all inclusive», una sorta di polizza-ombrello, rappresentata dalla multirischio, che protegge l’azienda agricola da tutti gli eventi meteo-climatici, compresi quelli definiti catastrofali (gelo e brina, siccità e alluvione), all’estremo opposto rappresentato dalla polizza a due rischi, pacchetto «minimal» che prevede risarcimenti solo a fronte di avversità di frequenza (due a scelta tra grandine, eccesso di pioggia, eccesso di neve e vento forte).
Chi invece opta per la monorischio grandine rinuncia a priori al contributo, sostenendo autonomamente il costo assicurativo senza poter avanzare richiesta di rimborso pubblico (con fondi Ue e nazionali), fissato nella misura massima del 65% del premio per la due rischi e del 70% per gli altri «pacchetti» assicurativi.
È abbastanza evidente e sotto gli occhi di tutti, anche in questo inizio di estate rovente seguita a una primavera anomala, eccezionalmente piovosa e con temperature sotto la media, che i cambiamenti climatici e l’estremizzazione dei fenomeni atmosferici (escursioni termiche repentine, piogge torrenziali, raffiche di vento di forte intensità, periodi di siccità prolungati, ecc.) rendono la polizza agricola uno strumento irrinunciabile, nell’ambito di una moderna politica di gestione del rischio aziendale.
Nei giorni scorsi l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha pubblicato il Rapporto annuale: «Gli indicatori del clima in Italia nel 2018», annunciando un nuovo record della temperatura media annuale ed eventi meteorologici estremi – numerosi ed in alcuni casi eccezionali – che hanno interessato diverse aree del nostro Paese.
Più in dettaglio, con riferimento alle temperature, se su scala globale il 2018 è stato il quarto anno più caldo della serie storica dopo il 2016, il 2015 e il 2017, in Italia il 2018 – scrive l’Ispra – ha segnato il primato storico di temperatura media annuale, con uno scarto di +1,71 °C rispetto al valore di riferimento 1961-1990 e con punte di anomalia positiva nel mese di aprile al Centro (+3,74 °C) e al Nord (+3,69 °C).
Riguardo agli indicatori rappresentativi delle condizioni di siccità – spiegano ancora gli esperti climatologi – valori elevati dell’indice numero di giorni asciutti, superiori a 300 si registrano nelle coste centrali e meridionali adriatiche, ioniche, della Sicilia meridionale e in Pianura Padana.
Tra gli eventi estremi di particolare rilievo il Rapporto cita i fenomeni associati al ciclone denominato «Vaia», che ha investito gran parte del territorio nazionale tra il 27 e il 30 ottobre scorsi. Venti di straordinaria intensità, con medie di 120 km/h e raffiche fino a 200, km/h, che hanno causato danni ingenti ed estesi al patrimonio forestale dell’arco alpino. Negli stessi giorni, precipitazioni di intensità eccezionale per diverse durate, da un’ora a tre giorni, si sono abbattute sulle regioni del Nord Italia.
Alla luce di questo ennesima conferma dei cambiamenti cimatici in atto anche nel nostro Paese, peraltro dopo un 2017 che aveva già dato evidenza della eccezionale gravità dei danni alle coltivazioni a causa principalmente delle gelate e della siccità, si può affermare che l’interazione del mondo agricolo con il sistema assicurativo dovrà superare i vecchi schemi monorischio grandine, fuori linea con l’evoluzione del quadro meteorologico e climatico, per evolvere verso un più appropriato rapporto tra coperture e avversità.
Il peggioramento dei loss ratio, il rapporto sinistri/premi, ha già avuto nel 2018 implicazioni rilevanti sui costi assicurativi. Si tratterà di studiare anche polizze innovative e schemi contrattuali che garantiscano un più equilibrato rapporto tra rischi e risarcimenti, in un’ottica di “sostenibilità” finanziaria, con la contestuale estensione del raggio di copertura assicurativa associata all’ampliamento della base assicurata. Due fattori che concorrono a definire un migliore equilibrio tra le esigenze delle aziende agricole e quelle delle compagnie assicurative, favorendo una politica di gestione del rischio più incisa e con maggiori connotazioni solidaristiche.