Audit virtuale per l’export di mele italiane a Taiwan
Si è chiusa con successo la prima esperienza di controlli in remoto. La speranza è di potere estendere il metodo ad altri Paesi e prodotti.
Non solo didattica a distanza e smart working. Con l’emergenza Covid-19 è cambiata anche la modalità di esecuzione degli audit, l’attività di controllo dei requisiti basata su check-list prestabilite. Una minirivoluzione, figlia della spinta al digitale impressa dalla pandemia, considerando che le verifiche di conformità da remoto hanno dato, nei giorni scorsi, il via libera ufficiale alle prime spedizioni di mele italiane verso Taiwan, “tigre asiatica”, insieme a Singapore, Corea del Sud e Hong Kong, e crocevia di importanti rotte commerciali.
A darne notizia è Cso Italy, il Centro servizio ortofrutticoli di Ferrara, confermando che, con l’imprimatur di Taipei all’apertura ufficiale della stagione 2020-2021, potranno partire i primi container verso Taiwan, mercato che riserva grandi potenzialità al settore melicolo italiano.
Il protocollo – ricorda il Cso – è stato siglato lo scorso anno con le autorità taiwanesi e prevede, per le prime due stagioni commerciali, una visita ispettiva in Italia ad opera di esperti fitosanitari propedeutica al rilascio dell’autorizzazione a esportare. Dopo quello del novembre 2019, era in programma quest’anno un nuovo audit in autunno, ma l’acuirsi dell’emergenza sanitaria e le relative misure di prevenzione dei contagi hanno impedito la presenza in Italia degli ispettori, lasciando la sola possibilità di eseguire l’audit a distanza, in modalità virtuale.
Su proposta del Ministero delle politiche agricole le autorità di Taiwan hanno accettato di delegare i servizi fitosanitari regionali e provinciali italiani a effettuare le verifiche ispettive, sulla base di check-list prestabilite, un percorso “da remoto” che dopo l’invio telematico della documentazione prodotta ha permesso, in sole due settimane, di completare l’iter e ricevere l’autorizzazione a procedere.
“Poter effettuare i controlli in remoto – ha spiegato Simona Rubbi, responsabile dei rapporti internazionali del Cso – ci ha permesso di garantire ai nostri soci la possibilità di esportare. Speriamo che questo primo esperimento di audit virtuale possa essere applicato anche da altri paesi per altri prodotti”.
Soddisfatto il commento anche di Giulia Montanaro di Assomela, partner del Cso Italy in questa operazione pionieristica. “L’opportunità – ha detto – di effettuare verifiche con questa modalità dimostra la fiducia di Taiwan nei nostri sistemi di controllo, cosa che ovviamente ci lusinga. Speriamo che questa strada, resasi necessaria causa Covid-19, possa essere intrapresa anche quando si tornerà alla normalità, visti i risultati ottenuti”.
In generale, i requisiti fitosanitari rappresentano, a tutt’oggi, una barriera all’accesso a nuovi mercati, ostacolando, nel comparto ortofrutticolo, quel necessario processo di diversificazione delle rotte commerciali e l’affrancamento dell’export dai paesi di prossimità.
In base alle rilevazioni dell’Istat, solo un quinto delle esportazioni di mele italiane raggiunge una meta extracomunitaria. Il grosso resta in Europa, con la Germania che da sola assorbe circa metà dell’export nazionale del settore.
Sulla nuova campagna, nel frattempo, si delinea un quadro favorevole. I dati aggiornati sulla situazione produttiva e di mercato, resi noti nei giorni scorsi da Assomela, confermano il buon livello qualitativo del raccolto 2020, con danni limitati e inferiori alle attese iniziali da gelo, grandine e cimice asiatica.
Grazie a un bilancio meteoclimatico complessivamente positivo sono risultate superiori alle attese iniziali le disponibilità di mele destinate al consumo fresco, stimate in poco più di 1,8 milioni di tonnellate, volume comunque inferiore se confrontato con la media delle ultime stagioni.
Positivi anche i primi riscontri mercantili, con scambi vivaci registrati già nel mese di novembre, solitamente meno dinamico. Le vendite – spiega Assomela – procedono regolarmente sia in Italia che nel resto dell’Unione europea. Nei mercati extra-Ue le attività appaiono invece più rallentante, ma il fenomeno sarebbe in parte fisiologico, per la presenza ancora di mele dell’Emisfero Sud, e in parte riconducibile alle incertezze legate dall’emergenza Covid-19 e ai possibili riflessi sugli sviluppi economici globali.