4 Luglio
approfondimenti

Attività connesse in agricoltura e agricoltura sociale: ruolo e diffusione

Lo scenario di riferimento per le aziende agricole

Negli ultimi anni la capacità delle aziende agricole italiane di generare un reddito adeguato, in grado di garantire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa, è stata messa a dura a prova. Ad incidere sui processi di formazione del reddito agricolo non ci sono solo elementi classici (variabilità delle rese, qualità delle produzioni, organizzazione commerciale, etc.), ma anche altri fattori, in parte inediti: effetti dei cambiamenti climatici, volatilità dei prezzi, contrazione della domanda alimentare, ricadute di accordi commerciali con Paesi in via di sviluppo.

Per rispondere a questo nuovo scenario, le aziende agricole hanno a disposizione diverse strategie, alcune riferite ad una migliore organizzazione nell’ambito delle filiere produttive (strutture collettive, certificazioni qualitative, nuove modalità di valorizzazione delle produzioni, esportazioni, etc.), altre invece valorizzano, in forme diverse, risorse e valori aziendali e territoriali.

 

Il ruolo delle attività connesse in agricoltura

Tra queste ultime le più importanti sono quelle che vengono codificate come attività remunerative diverse da quelle agricole, ma ad essa connesse, che consentono alle aziende agricole di utilizzare parte delle dotazioni, della manodopera e delle attività produttive per realizzare nuovi prodotti/servizi. Le più note fanno riferimento all’attività agrituristica, alla produzione di energia rinnovabile, alla prima lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli, alle attività ricreative in ambito rurale, come pure ad attività di servizio (contoterzismo, sistemazione parchi e giardini, etc.) svolte sia in favore di altre aziende agricole che di enti e istituzioni.

Nel tempo, queste attività sono diventate sempre più importanti in termini economici, fino a garantire una quota rilevante del reddito complessivo. Inoltre, i valori collegati alle attività remunerative diverse da quelle agricole, ma ad essa connesse, hanno il vantaggio di “isolare” una parte del reddito aziendale dagli effetti negativi che si possono determinare sui mercati dei prodotti agroalimentari.

Nell’ambito del sistema agricolo italiano il valore economico riconducibile alle attività diverse da quelle agricole, ma ad essa connesse, è stato pari nel 2016 ad oltre 4,2 miliardi di euro, l’8,1% del totale del valore della produzione generata dal comparto primario (Figura 1). Dal 2007 ad oggi la crescita della ricchezza prodotta dalle attività connesse in agricoltura è stata pari al 66,2%, soprattutto grazie all’accelerazione registrata tra il 2010 e il 2012; nell’ultimo triennio, invece, si assiste ad un consolidamento dei valori collegati, un risultato da valutare come positivo se confrontato con il calo complessivo del valore della produzione vegetale e zootecnica nazionale nello stesso periodo di riferimento.

 

Figura 1 – Andamento del valore delle attività secondarie in agricoltura (mln €)

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Fonte: elaborazioni su dati Istat

 

Attività connesse e agricoltura sociale

Nell’ambito delle attività connesse a quella agricola un’importanza particolare è quella che detiene l’agricoltura sociale. Nel 2015 è stata emanata una legge apposita (legge 141/2015 – Disposizioni in materia di agricoltura sociale) per inquadrare e supportare questa specifica pratica. Per agricoltura sociale sono da intendersi le attività esercitate dagli imprenditori agricoli e dalle cooperative sociali volte a favorire l’inserimento socio-lavorativo di persone disabili e svantaggiate, prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali, prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche come pure progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare e alla salvaguardia della biodiversità. Per sostenere in concreto tali pratiche è prevista una serie di criteri di priorità per prodotti e operatori dell’agricoltura sociale, come nel caso dell’inserimento dei prodotti provenienti da agricoltura sociale nelle mense scolastiche o ospedaliere, e per la valorizzazione in aree pubbliche, per l’acquisto o locazione di terreni pubblici e per la possibilità di prevedere, nell’ambito dei piani di sviluppo rurale regionali specifici, programmi finalizzati allo sviluppo dell’agricoltura sociale.

Secondo i dati presentati dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF), durante la prima riunione di insediamento dell’osservatorio nazionale dell’agricoltura sociale (gennaio 2017), in Italia si contano oltre mille esperienze di agricoltura sociale a cui sono riconducibili circa 200 milioni di euro di fatturato e 4.000 occupati. Le aziende agricole coinvolte in questa pratica sono 396 e operano in 254 comuni italiani (Figura 2). I principali destinatari delle attività di agricoltura sociale sono principalmente persone disabili e in misura inferiore disoccupati con disagio, minori e studenti.

 

Figura 2 – Aziende agricole coinvolte in attività di agricoltura sociale

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Fonte: MIPAAF

 

(© Osservatorio AGR)

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