Appetito digitale: le nuove frontiere dell’innovazione nella filiera del cibo
di Felice Adinolfi
È da poco terminata la visita dell’ex Presidente USA Barack Obama al Seeds and Chips di Milano, il summit internazionale sull’innovazione alimentare nel mondo. Così, dopo l’Expo di Milano, si riaccendono i riflettori sul rapporto tra cibo e innovazione.
I mille volti del cibo
Le luci in realtà non si sono mai spente e l’innovazione continua, ormai da decenni, ad essere uno dei principali drivers su cui si innestano le dinamiche dei sistemi agroalimentari di tutto il mondo. Non solo per rendere più sostenibile il rapporto tra consumo e rigenerazione di risorse naturali, tema connesso al progressivo aumento dei consumi alimentari a livello mondiale, ma anche per soddisfare le aspettative di un consumatore che traguarda attraverso i propri comportamenti di consumo alimentare obiettivi di diversa natura. Salute, ambiente, benessere animale, ready to eat, filiera corta, piacere, locale, etico, bio. Questi alcuni dei termini che oggi sono entrati nel nostro lessico quotidiano, nelle nostre giornate, spesso scandite dalle voci di chef, aspiranti tali e critici enogastronomici che campeggiano senza sosta nei programmi radiofonici e televisivi di maggior successo. Un indicatore intuitivo di quanto proiettiamo noi stessi nel cibo, di quanto questo abbia assunto sempre più un carattere edonistico. Talvolta è anche una forma moderna di attivismo politico, quando le scelte di consumo assumono il senso della critica al sistema della produzione di massa e alla deriva produttivistica imposta dal sistema delle multinazionali. Ma il cibo è anche coesistenza di attitudini solo apparentemente contrastanti.
Digitalizzazione e nuovi profili di consumo
Una recente indagine Nielsen dal titolo The Future of Grocery lo evidenzia, rilevando come il fenomeno della digitalizzazione sia stato il collante per la costruzione di profili di consumo completamente rinnovati. Guardiamo gli chef, ci sentiamo gourmet, ma poi in media dedichiamo meno di trenta minuti alla preparazione quotidiana dei pasti. Amiamo gli snack e mangiare più volte al giorno modiche quantità, vogliamo conoscere tutto sul produttore e chiediamo bio, ma siamo aperti a cibi nuovi, a nuove funzioni (come dimostra la crescita dei cosiddetti alimenti funzionali). Andiamo nei mercati locali e compriamo online. Ci piace condividere le nostre opinioni sul cibo nella rete.
Si tratta di una riformulazione del tradizionale processo di acquisto che partiva dalla scoperta del prodotto e, passando per la valutazione, l’acquisto, arrivava alla verifica. Oggi al centro ci sono le aspettative che vengono mediate da uno spazio d’interazione “libero”, fatto dai contenuti cosiddetti “open”, alimentati dagli utenti della rete (consumatori) e da uno organizzato dai brand e dai portatori di interessi. Una rivoluzione, quella del digitale, che si estende su tutto il sistema. Dal QR Code, che ci consente di “conoscere” il prodotto, agli elettrodomestici intelligenti. Come possiamo gestire la spesa oggi? Con un frigorifero intelligente. Che sa cosa manca e periodicamente invia la lista della spesa direttamente al nostro distributore/fornitore di fiducia, che ci fa recapitare a casa i prodotti.
Digitalizzazione e sistema agroalimentare
Ma ancora più a monte industria e agricoltura oggi sono uno dei settori in cui più si investe in nuove tecnologie. Le aziende intelligenti sono ormai una realtà consolidata: sensori nei terreni, collegamento a satelliti e informazioni sui prezzi. Il trattore del domani è questo. Uscirà a raccogliere quando le quotazioni lo rendono più conveniente e farà i trattamenti suggeriti dal sistema informativo in base all’andamento delle variabili climatiche. Da lì ci arriveranno ortaggi che plasmeremo come più ci piace con la stampate di cibo 3d in dotazione alla nostra cucina. O forse preferiremmo acquistarli dall’agricoltore biodinamico che conosciamo da una vita. Questo è il vero tema del digitale nel cibo: ampliare e innovare gli spazi di interazione tra consumatore e filiera, contaminare gli stili, estendere l’articolazione degli stili di consumo.