Agricoltura 4.0. Sistemi aperti per rendere effettiva la nuova rivoluzione dei big data
Rendere l’agricoltura più sostenibile utilizzando la robotica più avanzata: da questo connubio tra l’attività produttiva più antica al mondo e le tecnologie più moderne, che uniscono la robotica e la computervision, sta nascendo una nuova generazione di strumenti per l’agricoltura di precisione. Se chi si occupa di agricoltura ha già da anni dimestichezza con trattori senza pilota, guidati dal satellite, non tutti sanno che oggi a condurre i mezzi agricoli possono esserci vere e proprie intelligenze artificiali, che non eseguono solo operazioni programmate, ma decidono in tempo reale le operazioni da svolgere, compreso quando raccogliere il prodotto. Non solo in funzione delle condizioni climatiche, ma anche delle quotazioni agricole. I sistemi intelligenti di gestione delle attività sono oggi, infatti, in grado di elaborare una grande quantità di informazioni complesse: provenienti dai droni, dai satelliti, dal terreno e dai mercati. Per ora gli agricoltori hanno potuto apprezzare parte di questi progressi, ma presto le applicazioni accessibili saranno molteplici.
Quest’orizzonte, che viene comunemente definito agricoltura 4.0, rappresenta una nuova rivoluzione per l’agricoltura. Dopo l’aratro e il trattatore era stata la volta della chimica, con la cosiddetta rivoluzione verde a guidare una nuova grande stagione di crescita per l’agricoltura. Poi l’avvento della genetica, la cui spinta innovativa si è rivelata parecchio controversa. Oggi l’idea è che sostenibilità e produttività possano andare a braccetto grazie all’uso integrato di nuove tecnologie e dati. L’agricoltura 4.0 è il big data dell’agricoltura, che gestisce informazioni provenienti dai sistemi satellitari, dai modelli metereologici e dai luoghi di coltivazione e le traduce in istruzioni per sistemi di coltivazione/allevamento intelligenti e sistemi d’irrigazione ad intensità variabile. Si stima che l’agricoltura di precisione possa contribuire in maniera decisiva alla sfida della global food security, garantendo tassi di crescita della produzione superiori al 50% da qui al 2050. Non è un caso che il giro d’affari dell’agricoltura di precisione sia in forte espansione. Lo testimonia una delle più importanti acquisizioni avvenute tra i fornitori di servizi all’agricoltura degli ultimi anni, che ha visto l’acquisizione di Climate corp. da parte di Monsanto, avvenuta nel 2015 per una cifra di poco inferiore al miliardo di dollari. Ma anche le previsioni che stimano un più 50% per il volume d’affari del settore che dovrebbe toccare i 4,5 miliardi di dollari entro il 2020.
L’opportunità non è solo quella di ottimizzare il rapporto input-output (privati e collettivi) all’interno delle unità produttive, ma anche quello di offrire agli agricoltori uno strumento straordinario per il riequilibrio delle posizioni lungo la filiera. L’accesso, reso semplificato dalle tecnologie smart, al prezioso bagaglio informativo oggi disponibile ottimizza le prestazioni aziendali contestualizzando le soluzioni, allo stesso tempo, genera una sorta di azione collettiva coordinata non dagli attori del sistema, ma dalla tecnologia. I sistemi di connessione disponibili consentono, infatti, di condividere informazioni e risorse applicative in modo automatico, ottimizzando attraverso le scelte dei singoli il comportamento di interi sistemi produttivi.
Oggi tutto questo ancora non c’è. Siamo agli inizi e sarà fondamentale capire quale sarà l’evoluzione del mercato dell’agricoltura di precisione nei prossimi anni. Il rischio, non remoto, è che l’impegno dei grandi player impegnati nella fornitura di input all’agricoltura su questo fronte possa portare alla creazione di posizioni dominanti che limitano e vincolano nel tempo le scelte degli agricoltori. Quello che all’alba di questa nuova rivoluzione agricola sembra già essere il modus operandi: trattori con software gestionali collegati e relativi abbonamenti dati sono l’inizio di quello che potrebbe tradursi in una nuova dipendenza dai fornitori di input, nello stile di quanto già sperimentato con le applicazioni della genetica in agricoltura. Le uniche informazioni di proprietà degli agricoltori vengono riversate nella disponibilità di grandi multinazionali che hanno fornito i mezzi per raccoglierle e gestirle. Non che tutto questo non sia legittimo se realizzato nei parametri delle regole che disciplinano il funzionamento dei mercati, ma il punto è la possibilità che sistemi aperti darebbero di socializzare questo bagaglio informativo e ridurre le barriere all’entrata. Questa opportunità andrebbe sostenuta al di là degli specifici interessi settoriali, data la rilevanza degli interessi collettivi in gioco: sostenibilità ambientale, risparmio idrico, biodiversità, lotta al cambiamento climatico. La possibilità di rendere gli agricoltori maggiormente protagonisti di questa stagione tech dell’agricoltura passa necessariamente per un impegno pubblico straordinario e capace di contribuire alla costruzione di una infrastruttura tecnologica più aperta.
In questa direzione il Piano Nazionale Industria 4.0 porterà 13 miliardi di euro di incentivi da utilizzare entro il 2020, per favorire la digitalizzazione dei processi produttivi nel settore agricolo. Un’occasione da non perdere per fare un pezzo di strada verso un’open big data revolution per l’agricoltura italiana.
(© Osservatorio AGR)