20 Giugno
approfondimenti

Sulle indicazioni geografiche la Cina è più “vicina” all’UE degli USA

Trump fa avvicinare la Cina all’Unione europea

La scelta del presidente statunitense Donald Trump di fare uscire gli USA dagli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici firmati nel 2015 ha avuto l’effetto di “avvicinare” la Cina all’Unione europea su diverse questioni economiche e commerciali. Nel corso dell’Eu-China Business Summit, tenutosi a Bruxelles lo scorso 2 giugno, uno dei principali risultati ottenuti per il food&beverage europeo è stato quello del mutuo riconoscimento di 200 indicazioni geografiche (100 europee e 100 cinesi), che troveranno reciproca tutela a seguito di un accordo bilaterale da concludere entro la fine di quest’anno. Ad onor del vero va detto che, a parte il rinnovato impegno comune sul versante della lotta al cambiamento climatico, sul fronte commerciale il summit non ha portato a grandi progressi: non è stato possibile raggiungere un consenso sulla questione che riguarda l’accesso della Cina allo status di economia di mercato.

 

Dal 10+10 al 100+100

La mutua tutela non è cosa nuova tra Unione europea e Cina. Già nel 2012 si era giunti ad un accordo bilaterale che prevedeva appunto il reciproco riconoscimento di 10 denominazioni nei rispettivi territori. Tra le Dop/Igp europee, ve ne erano 2 italiane: Grana Padano e Prosciutto di Parma che, in virtù di questo accordo, furono iscritte nel registro ufficiale cinese delle indicazioni geografiche dell’AQSIQ.

Con il nuovo accordo, a queste 10 indicazioni geografiche comunitarie se ne aggiungeranno altre 90, di cui 24 italiane (oltre alle 2 già esistenti citate prima), 24 spagnole e 22 francesi. Del paniere italiano, la gran parte dei prodotti Dop/Igp oggetto di tutela riguarda vini e formaggi (Tabella 1).

 

Tabella 1 – I prodotti Dop/Igp italiani tutelati in Cina

VINI

14

FORMAGGI

7

CARNI PREPARATE

3

CONDIMENTI

1

SPIRIT

1

Asti Asiago Bresaola della Valtellina Aceto Balsamico di Modena Grappa
Barbaresco Gorgonzola Prosciutto di Parma
Bardolino Superiore Grana Padano Prosciutto di San Daniele
Barolo Mozzarella di Bufala Campana
Brachetto d’Acqui Parmigiano Reggiano
Brunello di Montalcino Pecorino Romano
Chianti Taleggio
Conegliano-Valdobbiadene-Prosecco
Dolcetto d’Alba
Franciacorta
Montepulciano d’Abruzzo
Soave
Toscana
Vino Nobile di Montepulciano

Fonte: elaborazioni su dati Commissione europea.

 

I prodotti cinesi ad indicazione geografica

Per quanto riguarda invece le indicazioni geografiche cinesi che contestualmente saranno iscritte nel Registro comunitario delle Dop e Igp, è interessante anche in questo caso segnalare le diverse tipologie di prodotto che saranno meritevoli della tutela europea. Le 100 denominazioni cinesi sono infatti così ripartite: 45 prodotti vegetali (tra cui bacche di goji, aglio, riso, mele, funghi), 28 tè, 7 spirits, 4 vini, 4 pesci e molluschi, 4 carni fresche e preparate (tra cui quella di Yak), 3 caffè, 2 spezie (zenzero), 1 fiore, 1 prodotto da forno e 1 aceto.

 

Quali opportunità per l’agroalimentare italiano?

È indubbio che questo accordo potrà portare benefici alle imprese italiane che già oggi esportano questi prodotti Dop/Igp in Cina, le quali potranno godere, se non altro, di una maggior tutela rispetto ai numerosi tentativi di imitazione e contraffazione che subiscono le produzioni agroalimentari del nostro Paese. Si tratta però di un vantaggio competitivo tutto da costruire, considerando che ad oggi la Cina rappresenta per noi un mercato ancora da conquistare. Nel 2016, l’Italia ha esportato in Cina circa 391 milioni di euro di prodotti agroalimentari, appena l’1% dell’export totale di settore. Di questi, 77 milioni di euro riguardavano vini Dop/Igp, mentre meno di 2 milioni di euro concernevano formaggi Dop.

 

Cina sì, USA no

È curioso notare come, tra i tanti aspetti che differenziano la cultura italiana ed europea da quella cinese, una cosa che accomuni i due popoli siano invece la tradizione alimentare e il valore riconosciuto ai territori come “generatori” di specificità e produzioni di eccellenza agroalimentare. Una condivisione alla base dell’accordo raggiunto e che invece manca ad altre popolazioni che magari presentano maggiori affinità con gli europei, come nel caso degli statunitensi. A pensarci bene, in realtà, tutto torna. Il sistema di produzione americano, così come lo conosciamo oggi, è relativamente “giovane” e frutto di modelli produttivi importati e adattati ad un territorio dalle grandi potenzialità produttive in termini quantitativi. Al contrario, Italia e Cina vantano culture alimentari millenarie che si sono sviluppate in ambiti territoriali spesso difficili e circoscritti, dove il valore del prodotto ottenuto derivava più dal know-how e dallo spirito di adattamento delle popolazioni che dalla produttività della terra.

 

(© Osservatorio AGR)

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