Agrumi siciliani, la «macchia nera» fa paura
Il Citrus black spot (Cbs), o macchia nera degli agrumi, è arrivato in Tunisia. La presenza del patogeno è stata infatti accertata per la prima volta in Europa su alcuni carichi di agrumi tunisini ispezionati dagli organismi di controllo della Commissione europea.
Si tratta di una malattia di rilevante importanza economica, che desta particolare allarme tra i produttori agrumicoli a livello mondiale in quanto determina un grave scadimento quali-quantitativo della produzione di frutti di aranci, limoni, mandarini e altri agrumi minori. L’agente causale è un fungo che è in grado di determinare sintomi su foglie, giovani rami e, principalmente, sui frutti.
Il fatto sta suscitando preoccupazione tra i produttori di agrumi siciliani, tanto che
il presidente della Cia Sicilia Orientale, Giuseppe Di Silvestro, ha scritto una lettera aperta al presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
«In un momento in cui il comparto sta cercando di superare il problema della ‘Tristeza’ con ingenti investimenti e sforzi nella ricerca di nuovi mercati di sbocco – dice Di Silvestro – non possiamo assolutamente permetterci l’arrivo di una nuova fitopatia. Proponiamo un immediato blocco delle importazioni dalla Tunisia, l’incremento dei controlli e un impegno della Commissione a una rapida revisione della normativa comunitaria».
In Sicilia si concentra il 57% della produzione nazionale di agrumi, con oltre 10 milioni quintali di arance, 4 milioni di limoni, 600.000 quintali di mandarini e 500.000 quintali di clementine all’anno.
Secondo Confagricoltura «il caso dei controlli positivi alla frontiera evidenzia, ancora una volta, quanto sia necessario cambiare l’approccio comunitario alle importazioni nell’Unione Europea di prodotti ortofrutticoli che è troppo aperto; invece è necessaria una normativa rigorosa per prevenire questo tipo di problemi. All’occorrenza con un monitoraggio e una revisione degli accordi internazionali in essere».