16 Marzo
imprese & mercati

Agromafie, un giro d’affari da 21,8 miliardi

È salito a 21,8 miliardi di euro, segnando un balzo del 30% rispetto allo scorso anno, il volume d’affari della criminalità organizzata nell’agricoltura e nei settori collegati. È quanto risulta dal Rapporto Agromafie 2017, elaborato dalla Coldiretti, l’Eurispes e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, presentato a Roma il 14 marzo.

 

La stima – sottolineano i curatori del rapporto – è fortemente approssimata per difetto, poiché non considera i proventi derivanti da operazioni condotte “estero su estero” dalle organizzazioni criminali, gli investimenti effettuati in diverse parti del mondo, le attività speculative attraverso la creazione di fondi d’investimento operanti nelle diverse piazze finanziarie, il trasferimento formalmente legale di fondi attraverso i money transfer.

 

La filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse della criminalità organizzata che riesce a cogliere e gestire i vantaggi della globalizzazione, delle nuove tecnologie, dell’economia e della finanza 3.0.

 

I clan, spiega Coldiretti, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre forme di sfruttamento, condizionano il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, controllando intere catene di supermercati.

 

Tra tutti i settori “agromafiosi” – si legge nel rapporto – quello della ristorazione è forse il comparto più tradizionale e immediatamente percepito come tipico del fenomeno. In alcuni casi sono le stesse mafie a possedere addirittura franchising e dunque catene di ristoranti in varie città d’Italia e anche all’estero, forti dei capitali assicurati dai loro traffici illeciti. Il business dei profitti criminali reinvestiti nella ristorazione coinvolgerebbe oltre 5mila locali, con una più capillare presenza a Roma, Milano e nelle grandi città.

 

Nel 2016, aggiunge Coldiretti, si è registrata un’impennata di fenomeni criminali che colpiscono e indeboliscono il settore agricolo: sono ormai all’ordine del giorno i furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall’olio al vino) e animali, con un ritorno prepotente dell’abigeato. Raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole, con furti di interi carichi di olio o frutta, depositi di vino o altri prodotti come file di alveari, intere mandrie o trattori caricati su rimorchi di grandi dimensioni. A questi reati contro l’agricoltura si affiancano racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo ed estorsione nelle campagne.

 

«Sulle agromafie non si può abbassare la guardia», ha dichiarato il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, intervenuto alla presentazione del rapporto, ricordando i 370mila controlli realizzati autonomamente dal Mipaaf negli ultimi 3 anni.

 

«È segno di un’attività molto capillare», ha aggiunto Martina, «bisogna andare avanti sapendo che alcune aree come quelle interne sono particolarmente riguardate dal fenomeno agromafie».

 

(© Osservatorio AGR)

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