Agrofarmaci: l’Italia virtuosa in Europa
Uno degli obiettivi del Green Deal europeo, la «strategia verde» dell’UE per i prossimi anni, è quello di ridurre del 50% il consumo di agrofarmaci entro il 2030. Un target che ha già sollevato discussioni ma che comunque lascia un dubbio di fondo: rispetto a quale livello verrà calcolata questa riduzione?
La domanda non è banale, visto il differente livello di utilizzo di questi prodotti nei diversi Paesi UE. I numeri dicono infatti che l’Italia in questo campo è più virtuoso rispetto ai maggiori Paesi europei in campo agricolo: la nostra è l’unica grande economia agricola dell’Ue ad aver visto una riduzione delle vendite degli agrofarmaci dal 2011 al 2018. Oltre il 20% in meno, certifica Eurostat.
Nello stesso periodo le vendite sono aumentate leggermente in Germania e del 39% in Francia. Un incremento notevole delle vendite si è registrato anche in Austria (+53%), che è lo stato Ue con la maggior quota di superficie agricola a biologico.
In quanto Paesi principali produttori agricoli dell’Ue, con il 51% della superficie agricola e il 49% di quella arabile nel continente, Germania, Spagna, Francia e Italia fanno registrare i volumi più alti venduti nella maggior parte dei gruppi principali e in totale, ma l’Italia è l’unica delle quattro ad aver ridotto le vendite. Meglio fanno solo il Portogallo, dove nel 2018 il volume degli agrofarmaci venduti è stato inferiore del 43% rispetto al 2011, Irlanda e Repubblica Ceca.
Un ulteriore approfondimento, in base ai dati Istat, è stato fatto da Confagricoltura: secondo le rilevazioni ufficiali nel periodo 2011-2018 i trattamenti effettuati nelle campagne italiane hanno determinato un impiego medio di 127.000 tonnellate annue di presidi fitosanitari, contro le 153.000 osservate tra il 2002 e il 2010.
Nel trend discendente di lungo periodo, c’è un impiego minimo di mezzi chimici di difesa in coincidenza con l’ultimo anno di rilevazione, il 2018, in cui si osserva un valore di poco superiore a 114.000 tonnellate.
Ancora più eloquenti i riscontri sulle somministrazioni medie annue per ettaro, passate da 9 kg del periodo 2002-2010 a 6,6 del 2011-2018 (-26%).