9 Settembre
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Agroalimentare, numeri da primato per export e fatturato nel 2021

Con un aumento a due cifre senza precedenti, l’export agroalimentare italiano toccherà entro il 2021 il traguardo dei 50 miliardi di euro, anche se il target, previsto per il 2020, è slittato di un anno per le conseguenze dalla pandemia. Non solo. Sul radar di Federalimentare, l’associazione delle imprese del Food & Beverage aderente a Confindustria, lampeggia l’obiettivo dei 154 miliardi di euro di fatturato entro quest’anno, un risultato che potrebbe il giro d’affari del settore su un livello più elevato dell’8% rispetto al dato 2020.


Sono i numeri illustrati da Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, nel commentare le performance dell’agroalimentare italiano, in occasione dell’assemblea federale tenutasi nella giornata inaugurale di Cibus.
“La nostra industria ha già ripreso a crescere – ha spiegato Vacondio – e se le esportazioni rappresentano il fiore all’occhiello, anche la produzione alimentare non sarà da meno e potrebbe chiudere l’anno con un più 6,5%”.


I dati del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, confermano che con oltre 522 miliardi di euro, il sistema agroalimentare italiano, comprensivo del retail e della ristorazione, rappresenta il 15% del Pil nazionale, detenendo il primato in Europa per valore aggiunto agricolo, grazie alla qualità del made in Italy.
L’export – prosegue l’analisi di Federalimentare – è l’elemento su cui sarà necessario puntare con maggiore determinazione, a fronte di consumi interni stagnanti ormai da diversi anni.


La geografia delle esportazioni dovrà tuttavia cambiare, ma soprattutto espandersi, se si vorranno cogliere le opportunità offerte dai mercati internazionali.


Significativi, al riguardo, gli aumenti a doppia cifra delle vendite in Vietnam, Malaysia e Corea del Sud, registrati nel primo scorcio d’annata. In questo senso, “il Patto per l’export e la Cabina di regia per l’internazionalizzazione rappresentano senza dubbio due segnali positivi” ha commentato Vacondio.


Gettano un cono d’ombra sul settore due vicende, quella del Nutriscore, l’etichetta a semaforo, che punta a screditare alimenti di qualità con informazioni sommarie e fuorvianti, prive peraltro di scientificità, e la ormai imminente introduzione della sugar tax. Secondo uno studio Nomisma, se la tassa entrasse in vigore nel 2022 produrrebbe una contrazione delle vendite dei soft drink del 17% sul circuito domestico e del 9% nell’extra door, ostacolando la ripresa post Covid e la ripartenza dell’occupazione.

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