30 Dicembre
mutamenti climatici

Agricoltura: riduzione dei gas serra con il progetto LIFE Climate ChangER

Una riduzione dei gas serra che può arrivare a oltre il 30% per il settore zootecnico e che va dal 22 al 46% per quello vegetale, relativamente alla produzione di grano duro, fagiolini, pomodori da industria, pere, pesche e nettarine. Sono questi i risultati del progetto LIFE Climate ChangER, coordinato dalla Regione Emilia Romagna con la collaborazione di partner rappresentativi di tutto il sistema agroalimentare emiliano. Il progetto è partito nel 2013, con un costo complessivo di 1,8 milioni di euro (cofinanziati al 50% dall’Unione europea), e ha riguardato poco meno di 200mila ettari, ossia quasi il 20% della superficie agricola della regione.

 

Meno fertilizzanti, migliore uso dei prodotti fitosanitari, lavorazioni ridotte del terreno, attenta gestione delle risorse idriche e della dieta degli animali sono alcune delle tecniche di coltivazione e di allevamento all’avanguardia, introdotte e testate sul campo, che in tre anni hanno portato alla riduzione complessiva di 200mila tonnellate equivalenti di CO2. Un significativo taglio di emissioni di anidride carbonica, protossido di azoto e metano, mantenendo però inalterata la resa produttiva e la qualità dei prodotti.

 

L’agricoltura produce in Italia circa il 10% dei gas serra e il 7% in Emilia-Romagna. Si tratta, per impatto complessivo, del secondo settore, dopo quello energetico e prima dell’industria. I principali gas climalteranti sono anidride carbonica, protossido d’azoto e metano. Le buone pratiche, messe a punto e testate su una ventina di aziende agricole dimostrative, hanno permesso di ridurre tali emissioni a parità di rese produttive, qualità dei prodotti e senza un aggravio dei costi per le aziende produttrici. I risultati sono stati testati secondo il metodo LCA (Life Cycle Assessment): la valutazione del ciclo di vita che misura gli impatti della filiera produttiva considerando anche le emissioni che avvengono a monte e a valle della fase agricola in senso stretto, dai consumi energetici, ai trasporti, alla produzione di mangimi o fertilizzanti.

 

La possibilità di dimostrare l’impatto favorevole di buone pratiche per la mitigazione del cambiamento climatico sul sistema agricolo emiliano rappresenta un modello di grande utilità anche per gli altri Paesi dell’Unione europea. Infatti, il sistema agricolo dell’Emilia-Romagna è caratterizzato da colture diffuse anche in molte altre regioni europee (cereali, produzione di latte e carne, frutta e ortaggi) e questo costituisce un elemento favorevole all’estensione anche ad altri territori del modello tecnico e organizzativo delineato nel progetto, contribuendo così a creare una ricaduta positiva sotto il profilo ambientale per tutta l’agricoltura comunitaria.

 

L’associazione tra l’emissione di gas serra e i cambiamenti climatici è consolidata e induce aumento della temperatura, innalzamento del livello del mare e scioglimento dei ghiacciai. Gli effetti del cambiamento climatico descritti a livello globale sono percepibili anche per territori definiti come l’Europa e l’Italia, dove nel corso degli ultimi 200 anni la temperatura dell’aria è cresciuta di circa un grado per secolo.

 

(© Osservatorio AGR)

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