Agricoltura del futuro: arriva il trattore intelligente a guida autonoma
Un trattore a guida autonoma che, oltre a spostarsi senza operatore a bordo, prende decisioni sulla base dei dati meteorologici ricevuti. «Se il temporale sta arrivando e il trattore sta seminando, può decidere di fermarsi e aspettare che passi. O accelererà per portare avanti il lavoro prima che sia obbligato a cessarlo, a causa del maltempo», sottolinea Antonio Marzia, ingegnere, responsabile dell’automazione del nuovo trattore intelligente del marchio Case Ih, gruppo Cnh Industrial, «Prenderà la sua decisione in funzione della migliore produttività possibile».
Per il momento, il macchinario è solo in forma di prototipo, ma dall’anno prossimo sarà utilizzato in via sperimentale da alcuni agricoltori. E potrebbe essere commercializzato a partire dal 2020.
Il trattore 4.0 rappresenta «un passaggio chiave per l’agricoltura del futuro», spiega Matthew Forster, vice presidente di Case per l’Europa, il Middle-East e l’Africa. La risposta alle esigenze di produttività, efficienza e sostenibilità dell’agricoltura di precisione, in fasi cruciali come la semina, la concimazione o la raccolta.
Non si tratta in assoluto del primo trattore ad autoguida che viene realizzato, ma in questo caso si va decisamente oltre: dotato di una serie di sensori, radar e telecamere, il mezzo riesce a individuare ogni ostacolo che si presenta all’improvviso sul suo percorso, procedendo in sicurezza. I sensori sono dello stesso tipo utilizzato dalle varie case automobilistiche che stanno lavorando sull’automobile senza conducente. La guida automatica di precisione, con registrazione e trasmissione immediata dei dati sul campo, è assicurata dai segnali Gps e di correzione satellitari disponibili utilizzati dal macchinario. L’operatore può impostare il lavoro da effettuare a distanza, sul suo tablet, dal quale ha la possibilità di gestire più trattori simultaneamente.
L’intelligenza della macchina si manifesta, oltre che nell’adattabilità alle condizioni climatiche, nella capacità di tracciare i percorsi più efficienti in base al terreno, con risparmio di carburante e pesticidi.
«L’obiettivo», ricorda Marzia, «non è tanto ridurre il costo della manodopera, che alla fine per gran parte dell’agricoltura è una percentuale irrilevante sul costo totale. Vogliamo soprattutto offrire una macchina funzionale, da utilizzare in questi tempi di variabilità meteorologica. E che possa in effetti sopperire alla mancanza di manodopera qualificata, un problema reale nei contesti rurali di tanti Paesi».
Le dimensioni del macchinario lo rendono destinato soprattutto a Paesi come gli Stati Uniti e l’Australia, e alle loro grandi coltivazioni cerealicole. Oppure al Sudafrica e ad alcune aree della Francia e della Germania. Il prototipo, comunque, rappresenta il primo modello di una nuova generazione che, con il tempo, potrà proporre mezzi più piccoli, adatti ad esempio a un vigneto italiano.
(© Osservatorio AGR)