7 Gennaio
imprese & mercati

Acque agitate nel mercato mondiale dei cereali

Analizzando i dati dell’Usda, il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti, Nikkei Asia ha fornito delle indicazioni piuttosto preoccupanti sull’andamento del mercato mondiale dei cereali nei prossimi mesi.


Secondo quanto afferma Coldiretti, l’analisi porta a prevedere che la Cina entro la prima metà dell’annata agraria 2022 avrà accaparrato il 69% delle riserve mondiali di mais per l’alimentazione del bestiame ma anche il 60% del riso e il 51% di grano, alla base dell’alimentazione umana nei diversi continenti, con conseguenti forti aumenti dei prezzi in tutto il pianeta e possibili carestie.


Gli effetti sono confermati dalle quotazioni delle materie prime alimentari che hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da oltre dieci anni, trainate dai forti aumenti per oli vegetali, zucchero e cereali. L’Indice Fao a novembre 2021 ha raggiunto il valore massimo dal giugno 2011 per effetto di un incremento del 27,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.


Sempre in tema di cereali notizie importanti arrivano anche dalla Russia: il Ministero dell’economia di Mosca ha comunicato che dal 15 febbraio al 30 giugno prossimo le esportazioni di grano del Paese saranno limitate a 8 milioni di tonnellate, una in meno rispetto alle previsioni. Nello stesso periodo del 2021, le esportazioni complessive di cereali si attestarono a 17,5 milioni di tonnellate. Per il 2022 è prevista una riduzione di 3,5 milioni di tonnellate.


Fortunatamente l’impatto di questa decisione non dovrebbero avere conseguenze gravi per l’Ue. Come sottolinea il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, «a differenza del gas, l’Unione europea non dipende dalle importazioni di cereali dalla Federazione Russa per soddisfare il fabbisogno interno». Per questo «le limitazioni dell’export decise a Mosca non avranno un impatto diretto sugli Stati membri. Anzi, aumenterà la competitività della produzione europea sui mercati internazionali».


«Per i cereali – conclude Giansanti – l’obiettivo è ora quello di aumentare la produzione italiana e di rafforzare il comparto, grazie ai contratti di filiera finanziati in primo luogo con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

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